giovedì 1 ottobre 2015

Lettera al professore de Lu Voccentò



Carissimo prof, ho notato che, nonostante tu sia uomo delle istituzioni, abituato a parlare in pubblico ieri sera al officina delle arti, avevi la voce tremolante, ed indecisa. Quasi come quella dei tuoi studenti quando avevano fatto i compiti la sera prima di essere interrogati. E tu i compiti li hai fatti, hai scritto molto, riesce quasi difficile pensare che tu sia riuscito a scrivere tanto e nello stesso tempo a seguire ciò che veniva detto e mostrato. E sì, perché, probabilmente distratto dal prendere appunti, ti è sfuggito di correlare ciò che veniva detto con i documenti ufficiali sia di istituzioni che giornalistici che lo attestavano. Quindi più che cercare di essere convinto da qualcuno che non rappresenta certamente il “centralismo democratico” di cui ti sei nutrito da sempre nella tua vita, il tuo cruccio era solo quello di verificare se i documenti portati a supporto di quanto enunciato erano genuini o meno, poi le conclusioni ogni uno le trae da solo.
Certo è che rimane difficile negare l'evidenza. Se è vero come è vero che il Papa per ben 40 volte è intervenuto sull'argomento, se è vero come è vero che ben oltre un milione di persone il 20 giugno di questo anno si sono trovate a piazza San Giovanni a Roma, qualcosa vorrà pur dire. La storia ci insegna c'è chi nega le camere a gas, lo sterminio degli ebrei, cosi come chi nega l'esistenza dei gulag, e il gender.
Lo stesso giorno in cui consumavi questa tua performance, a Roma si celebravano i funerali di Ingrao, un grande comunista la cui onesta intellettuale lo ha portato a dire che l'aver sostenuto, nell'agosto del 1968, l'occupazione di Praga da parte delle truppe  del patto di Varsavia con l'eccezione della Romania  è stato una grande errore della sua vita. Chi vuole intendere intenda.

Lu Voccentò

I Cinquestelle insistono sul baratto amministrativo. Prove di dialogo.



È fissato per il 5 ottobre prossimo un incontro tra gli esponenti del Movimento 5 Stelle montegranarese e l’amministrazione comunale per trattare il tema del baratto amministrativo. È un tema che sta molto a cuore al gruppo rappresentato in Consiglio Comunale da Carlo Pirro, tanto che sono state promosse due iniziative nel corso delle quali gli attivisti del movimento hanno ripulito diverse aree degradate di Montegranaro. L’ultima, si ricorderà, ha visto la grottesca corsa del Comune a pulire prima che arrivassero i pentastellati, il che denota un atteggiamento non propriamente costruttivo sul tema. Ma vedremo.
A breve, riferisce Carlo Pirro, ci sarà anche un incontro per mettere a punto il regolamento per le nuove Consulte di Quartiere, per le quali si è raggiunta una sorta di accordo nel corso dell’ultima assise del Consiglio Comunale. Questo, la storia recente insegna, non vuol dire che la cosa andrà in porto perché la strategia usata fino a oggi dall’amministrazione Mancini è stata quella di sorridere davanti e pugnalare dietro (ricordiamo ancora una volta la questione della commissione sui debiti fuori bilancio). L’atteggiamento dei Cinquestelle è stato finora fin troppo accomodante non producendo risultati di sorta, per cui mi auguro, per i previsti incontri di cui sopra, un atteggiamento più incisivo e in linea con il modus operandi che contraddistingue il Movimento a livello nazionale.
Pirro fa comunque sapere che, qualsiasi decisione verrà presa in considerazione, sarà poi ponderata coinvolgendo il più possibile i cittadini-elettori. Conoscendo la mentalità di chi ci governa questo non faciliterà il dialogo ma è apprezzabile e auspicabile. Intanto oggi c’è l’incontro dei capigruppo in vista del Consiglio Comunale della prossima settimana.

Luca Craia

Grande successo di pubblico e politico per l’incontro con Amato sul gender



Foto Massimiliano Menghini

Non credo che l’intenzione di Viviamo Montegranaro, l’associazione politico-culturale che fa riferimento (o a cui fa riferimento) al gruppo consiliare capeggiato dall’ex Sindaco Gastone Gismondi, fosse quella di mostrare i muscoli, ma alla fine, complice anche l’atteggiamento ostile dell’amministrazione comunale, lo è diventata. Una prova di forza che rimarca come lo schieramento che ha guidato Montegranaro fino a due anni fa ha ancora un larghissimo seguito nella cittadinanza. Certo, il tema era di grande interesse e attualità e non si può affermare che tutti i presenti nella gremitissima sala dell’Officina delle Arti siano fedeli elettori di Gismondi-Lucentini-Zincarini ma, come dicevamo, la contrapposizione che il Sindaco in primis e la sua maggioranza hanno voluto evidenziare su questa iniziativa e sul tema gender in generale ha dato all’evento anche una valenza politica.
Ricordiamo infatti che il Comune non solo ha negato il patrocinio all’iniziativa, cosa perfettamente comprensibile quando politicamente non si condivide un’idea, ma ha addirittura chiesto il pagamento dell’affitto della sala mentre, francamente, poteva fare miglior figura ed evitare polemiche dannose concedendone l’uso gratuito. Così non è stato e non solo, grandi parti della stessa maggioranza hanno sprecato fiato e inchiostro per ribadire la loro contrarietà all’incontro. DI conseguenza, quello che poteva e doveva essere un evento puramente divulgativo e culturale è diventato una prova politica, dove l’opposizione ha dimostrato grande forza e presa sulla cittadinanza. Un elogio al Presidente del Consiglio Walter Antonelli che, ignorando probabili ordini di scuderia, è stato l’unico esponente di spicco della maggioranza e l’unica istituzione cittadina presente in sala. Un segnale? Forse, ma intanto è la prova che qualcuno in maggioranza pensa con la propria testa. Curiosa anche l’assenza di Ubaldi e i suoi, ideologicamente affini al tema trattato, che però hanno preferito rimanere nei ranghi.
Peccato, perché sarebbe stata una buona occasione per provare a distendere un clima, definito dallo stesso Sindaco, “avvelenato”. Partecipare a una conferenza su un tema complesso come la teoria gender non significa necessariamente essere d’accordo con le tesi espresse. Significa, piuttosto, avere un’apertura mentale tale da poter ascoltare ipotesi diverse dal proprio pensiero per arricchirlo e continuare a elaborarlo acquisendo nuovi dati. Invece noto, su questo argomento, una preclusione totale da parte dei cosiddetti “progressisti” che, in questo caso specifico (ma non solo) dimostrano una rigidità che contraddice la cultura democratica. E i nostri amministratori non si sono esentati da questa chiusura mentale.

Luca Craia