lunedì 1 giugno 2015

E la lotta nel Pd?



Altro dato interessante è l’esito della lotta intestina al Pd montegranarese. Per chi non avesse fin qui seguito questa telenovela nostrana faccio un breve riassunto delle puntate precedenti. Con la defenestrazione del vecchio gruppo dirigente, quello che faceva riferimento al vecchio leader storico Fausto Fransceschetti, è stato eletto segretario l’attuale assessore all’ambiente Roberto Basso, in sostituzione di Stefania Franceschetti. È costume degli ex comunisti eleggere segretari che hanno alle spalle personalità più forti - nel caso della Franceschetti c’era il suo omonimo – ma con l’elezione di Basso non si riusciva a capire chi ci fosse dietro. Ora sappiamo che dietro non c’era quasi niente. Infatti il partito, in questo ultimo lasso di tempo, ha perso smalto, è completamente disattivato, è totalmente privo di iniziative e, soprattutto, è spaccatissimo tra renziani, civatiani, bersaniani e carmelitani scalzi. Le elezioni regionali hanno evidenziato le spaccature.
Basso appoggiava il candidato locale Giacinti. Perugini, vice-presidente delle Provincia di Fermo, sponsorizzava Cesetti per spedirlo ad Ancona e prenderne la poltrona. I Franceschetti’s, tutt’altro che defunti nonostante la defenestrazione, spingevano la Bellabarba. Cosa ci dicono i risultati del voto? Giacinti ha preso 136 voti attestando che Basso non governa il partito. Cesetti ne ha presi 297 testimoniando l’egemonia di Perugini che fa e disfà come gli pare. Ma la Bellabarba ha preso 213 preferenze, segno che un bel pezzo del partito ancora segue i Franceschetti’s. Fossi Perugini mi preoccuperei. Fossi Basso no: tanto, peggio di così….

Luca Craia

Le regionali a Montegranaro: proviamo a leggere i numeri



Regionali 2015 - Il Pd, a Montegranaro, si conferma primo partito con 1222 voti che equivalgono al 28,30% dei votanti.  Seconda arriva la lista Marche 2020, a Montegranaro molto competitiva per la presenza del candidato locale Gastone Gismondi. La lista di Spacca conta 1172 voti pari al 27,14%, quindi una differenza di soli 50 voti. Terzi i Cinquestelle con 640 voti equivalenti al 14,82%. La Lega prende un interessante 11,58% dei voti, pari a 500 preferenze.
Dato molto importante da tenere in considerazione è l’affluenza, decisamente bassa: 47,50%.
Ragioniamoci su: il Pd vince, almeno coi numeri, ma non convince per niente. Considerando che il Sindaco in persona è sceso in campo, pur non avendo candidati locali da sostenere, per invitare i cittadini a non votare il candidato di Marche 20202, il voto assume una valenza politica è può essere interpretato come una valutazione, da parte dell’elettorato, dell’operato della giunta Mancini. E la valutazione non mi pare per niente positiva. 1222 voti sono pochissimi, se ragioniamo in termini relativi sono ancora meno. Infatti il 47.5% del 28.3% è il 13,44%. Il ragionamento non sarebbe valido se il Pd locale non si fosse schierato tanto apertamente ma, dato che lo ha fatto con grande impegno, oggi possiamo affermare che il Pd Montegranarese vale il 13,44% dei votanti. Pochino per governare con serenità, non trovate?
Anche Gismondi, tutto sommato, non brilla anche se i 1172 voti montegranaresi sono sicuramente tutti suoi. Ma bisogna sempre ragionare con l’affluenza. Gismondi perde ma la sua lista prende solo 50 voti in meno del Pd, in controtendenza con la regione intera ed è un ottimo risultato, considerando che la lista di Spacca, in tutta la provincia di Fermo, ha totalizzato 3801 voti prendendone ben 1172 solo a Montegranaro. Gismondi può essere più che soddisfatto. E l’operazione affossa-Gastone è fallita.
Magro bottino per i 5 Stelle, in piena fase di riassetto, con una campagna elettorale fiacca e un’attività, fin qui, poco concludente. Il cambio di rappresentanza in Consiglio Comunale forse gioverà. Buona, invece, l’affermazione della Lega, segno che i temi di Salvini fanno breccia. Peccato che i nostri problemi non sono tutti legati all’immigrazione. Il resto lascia il tempo che trova, con Forza Italia in crollo verticale, i fantasmi della Democrazia Cristiana che non fanno paura a nessuno e una sinistra in scomparsa rapida. Forse gli amici di Sel dovrebbero interrogarsi sulla loro politica locale e sulla loro presenza all’interno della giunta Mancini.


Luca Craia

Il messaggio per gli amici e la valenza politica locale del voto.




Che uno possa scrivere un SMS anche la domenica delle elezioni è pacifico, anche se si tratta di uno che ricopre cariche istituzionali. Che uno, in questo SMS, possa scriverci quello che gli pare è altrettanto pacifico, anche se ci scrive di votare uno piuttosto che un altro. Ma quando questo “uno” fa continue paternali indicando in questo il cattivo, in quello lo sfigato, in quell’altro il gufo e in quell’altro ancora quello che non ama il proprio paese, un SMS mandato la domenica delle elezioni agli amici più fidati (che poi tanto fidati non sono, visto che la cosa è trapelata) contenente raccomandazioni non tanto su chi votare quanto su chi non votare, ci dice tutto sul suo amore per il proprio paese e, soprattutto, sulla sua cattiveria.
Ma si tratta di cattiveria? Anche ma non solo, c’è anche tanto calcolo politico, opportunismo, politica fatta alla vecchia maniera, quella per occupare sedie e poltrone, per raggiungere il potere fine a se stesso e ad altri fini. C’è una strategia di domino dove, se una tessera si sposta, per dire, ad Ancona un’altra deve andare a Fermo e così via. Il vantaggio per il cittadino? Difficile scorgerlo, anche alla prova dei fatti, tolte, naturalmente, le asfaltature estemporanee della campagna elettorale e le passate di spazzolatrice.
In questo gioco tutto fa comodo, dall’editoriale-spottone (non mi piace il termine marchetta) fatto uscire due giorni prima del voto all’articolo sul centro storico della domenica mattina. Che c’entra il centro storico? C’entra, perché se un’amministrazione comunale si spende in maniera diretta dando indicazioni di voto (o di non voto) poi c’entra tutto e il voto, che non riguarda in Comune, assume valenza politica anche per quest’ultimo. E se io critico il politico che chiede di far uscire l’articolo proprio la domenica del voto e il giornalista si inalbera, allora devo pensare più male di quanto stessi già pensando.
Ora attendo i dati relativi allo spoglio di Montegranaro per vedere se questa strategia abbia o no sortito gli effetti desiderati. Ma conta poco. Quello che conta è che mai in vita mia ho visto la politica scendere a un livello così basso.

Luca Craia