martedì 19 agosto 2014

Moriremo tutti di Cina



Una volta pensavo che saremmo morti tutti Cinesi, visto l'enorme potenziale economico dello stato asiatico unito alla potenza bellica e nucleare. La Cina sta conquistando il mondo e, in realtà, per farlo non ha bisogno di usare le armi che pure ha. È sufficientemente bastevole la concorrenza imbattibile che è in grado di esercitare sui mercati, la politica prima indirizzata all'attrazione di capitali esteri e poi all'investimento all'estero in termini di know how e attività produttive. A questo possiamo aggiungere la miope strategia imprenditoriale dell'Occidente che, nel miraggio di facili guadagni, ha favorito l'espansionismo economico del colosso orientale ed eccoci qua, in piena crisi con conseguenze geopolitiche irreversibili e in costante evoluzione.
Moriremo tutti Cinesi allora? Non credo. La Cina, nella sua frenesia produttiva, nella sua corsa alla conquista del mondo attraverso il predominio sui mercati, sta bruciando risorse planetarie oltre ogni misura, buttando veleni in atmosfera, ammorbando le acque, contaminando il pianeta come noi facevamo fino a poco fa, quando iniziammo a imparare a rispettarlo. La Cina produce inquinando e avvelenando tutti. Di questo passo non moriremo Cinesi, moriremo di Cina.

Luca Craia

domenica 10 agosto 2014

Palestina. Io sto con la vita. La stampa ha la colpa maggiore.



Ho cercato in ogni modo di non parlare della questione “Gaza” perché la ritengo talmente complessa che non la si possa trattare nel ristrettissimo spazio che la comunicazione via web ci consente. Stasera, però, ho avuto la sventura di assistere al Tg2 che, in rapida sequenza e senza apparente logica, ha trasmesso un servizio che piangeva stile mariadefilippi i bambini morti palestinesi, giustamente, perché i bambini sono solo da piangere in questi casi, e subito dopo si indignava per le scritte antisemite comparse a Roma.
Allora capiamoci, perché bisogna cercare di capire, nonostante non abbia io la pretesa di capire né di far capire. La questione palestinese è vecchia come il mio compianto nonno. Nel frattempo sono accadute tante cose. Per esempio è accaduto che i Palestinesi abbiano preferito perorare la loro causa, perfettamente legittima e condivisibilissima, anziché su un piano diplomatico, politico, sociale, su quello militare, dichiarando guerra a quello Stato che allora era ancora illegittimo e che si chiamava Israele. Dichiarare guerra a uno Stato illegittimo equivale a legittimarne l’esistenza. Quando poi la guerra la si perde in sei giorni, portandosi dietro nella sconfitta mezzo medio-oriente, è tutto un dire su quali siano i progetti politici di questa gente.
Da quel momento Israele ha cominciato a essere Stato legittimo, perché attaccato, perché difesosi, perché ha dimostrato al mondo di avere le carte in regola per esistere. I Palestinesi, al contrario, hanno dimostrato, a partire da allora, di essere solo dei guerrafondai, con tutte le ragioni del mondo dalla loro parte, ma adusi alla violenza e, in quanto tali, non assimilabili a qualsiasi tipo di interlocuzione. Del resto la scena del compianto (purtroppo, perchè poi è venuto ben peggio) Arafat con la pistola all’Onu è, o dovrebbe essere, ben presente nella mente di chiunque si permetta di parlare della questione.
I Palestinesi avevano ragione. Avevano. Gli Ebrei hanno rubato, pagato invero ma a quattro soldi, le loro terre e ci hanno impiantato un nuovo Stato col placet del mondo semplicemente perché gli Ebrei avevano i soldi e poi erano reduci dall’olocausto. Ma sono stati abilissimi, i Palestinesi, a passare dalla ragione al torto, con decenni di terrorismo in terra di Palestina e internazionale. Gli episodi li tralascio, stanno sui libri di storia. Nel frattempo hanno continuato ad attaccare militarmente e terroristicamente Israele che, sia per aver vinto la guerra che per una sorta di usucapione storica, ormai ha tutto il diritto di esistere.
Faccio una parentesi umana. Immaginate di essere un pacifico ebreo tedesco o italiano, scappato dal genocidio nazista. Immaginate di avere fondato la vostra vita in uno Stato che vi prometteva la Terra Promessa. Immaginate di venire quotidianamente bersagliato da missili (miccette, se vogliamo, che se vi pigliano in testa vi ammazzano) da parte dei Palestinesi. Immaginate di prendere un autobus con la paura di saltare in aria per un attentato. Immaginate di temere per i vostri figli ogni giorno che vanno a scuola. Non sareste voi intransigenti nei confronti di chi rifiuta ogni dialogo, rifiuta ogni mediazione preferendo le armi? Poi, si sa, gli ebrei hanno i soldi, e con i soldi si comprano le armi. Somiglia alla storia del cagnolino rompicoglioni che gira intorno al cane grosso legato alla catena. Se si scatena il cane grosso lo frantuma.
In sostanza la ragione sta in mezzo, come sempre. Da una parte un popolo privato della sua terra ma che la sua terra non l’ha mai posseduta davvero, dall’altra un altro popolo che ha subito di tutto, che ha potenziale economico e che lo spende per crearsi una patria, calpestando gli altri in nome del calpestio subito nei secoli. Il problema è che i Palestinesi hanno scelto, democraticamente (forse) Hamas. E Hamas non fa politica, spara. E se spari in risposta non puoi aspettarti che spari di reazione. E se gli spari di reazioni vengono da un cane più grosso, ma tanto, più di te, che pensi di ottenere? Allora sposti i civili in modo che vengano colpiti. Cerchi il vittimismo, Ti fai uno scudo del sangue dei tuoi.
Il giornalismo internazionale è colpevole. È colpevole di antisemitismo, di razzismo, dei morti che non si fermano. Perché basterebbe ragionare e far ragionare. Israele ha torto ma, dopo settantanni, ormai ha ragione.  C’è una via di mezzo che si chiama negoziato, che non può passare per i tunnel per fare gli attentati, per i razzi quotidiani, per i kamikaze islamici imbottiti di tritolo,  per le tregue unilaterali non rispettate a caccia di altro sangue per piangere le proprie vittime. I bambini morti li hanno ammazzati in due: Israele e Hamas. Se non capiamo questo non se ne esce, e la colpa, fondamentalmente, è della stampa che poi si indigna per i manifesti antisemiti di Roma che hanno generto loro, giornalisti fasulli.

Luca Craia

venerdì 8 agosto 2014

PENSIERI FRA SILENZI E PAROLE di Anna Lisa Minutillo



Si susseguono nuvole in cielo e nuvole per chi le ha nel cuore , si attende un sereno che di sereno non ha nulla dato ciò che ci ruota intorno, situazioni sempre più allarmanti, tantissime persone senza un lavoro, case che vengono messe in vendita per assicurare a chi con grande sacrificio le ha acquistate un po’ di sopravvivenza, valigie che si preparano non per le vacanze estive ma per una fuga verso altre Nazioni cercando il modo per ricrearsi una vita e non restare solo fermi a guardare.

Sì, per una volta siamo noi che invece di puntare solo il dito nei confronti di questi grandi viaggi della speranza ne diventiamo protagonisti, magari potendoci concedere ancora un altro modo per viaggiare, ma il concetto non cambia siamo alla ricerca di qualcosa che ci hanno rubato e che non siamo più in grado di far tornare e non si tratta della dignità di quella ne abbiamo da vendere basti pensare al fatto che sarebbe stato semplice prendere spunto da chi ci dovrebbe governare per capire che fra una strizzatina di occhio e l’altra, fra uno sgomitarsi nemmeno tanto nascosto, fra una pacca sulla spalla ed una promessa, la strada della legalità non viene mai seguita, chi è più furbo vince in questa catastrofe di vita che qualcuno vive.

Non si dice nulla di nuovo, non si scopre l’acqua bagnata semplicemente se ne fa i conti tutti i giorni con questo sistema marcio e corrotto che genera mostri da sbattere in prima pagina e che restano sempre impuniti ed ossequiati, che vanno tenuti buoni perché di loro ci potrebbe sempre essere bisogno e che invece andrebbero schifati, isolati, allontanati dalle persone perbene che ancora esistono nonostante tutto e nonostante loro. Invece no, c’è l’inversione delle parti: chi denuncia, chi amplia la visuale, che rende noto, chi comunica viene isolato,  viene snobbato e quasi sempre si ravvisa in persone così malafede, si ritiene che lo facciano per guadagnare in notorietà cosa di cui non hanno bisogno, senza pensare che esporsi e vivere una vita contro non è mai cosa facile, che costa rinunce e sacrificio, che sarebbe comodo lasciarsi imbrigliare da catene che chi porta spesso non vede o fa finta per chissà quale strano disegno di non vedere ma che pesantemente trasporta ogni giorno con sé.

Strano paese questo, strani i suoi abitanti, strani personaggi in cerca di autore che non sanno più cosa voglia dire avere un proprio pensiero, che si sono arresi, che contestano inquinamento e vanno in crociera su mostri galleggianti che deturpano ambiente e serenità ma che fanno tanto figo.

Strano paese di selfie pieni di piatti per cene luculliane e per la massima disattenzioni per gli scatti di orrore e morte a cui stiamo assistendo nel silenzio rendendoci complici di vite spezzate e di brutalità amene e devastanti.

Strano paese fra mode del momento, fra gare estetiche in cui tutti si snaturano per assomigliare a qualcun altro solo perché non sono in grado di reggere il peso di una ruga di espressione in più.

Strano paese in cui non si trovano giusti i licenziamenti, le chiusure degli ospedali, i tagli all’assistenza sanitaria ma nessuno si accompagna alle lotte dei lavoratori davanti ai cancelli delle fabbriche, le portineria degli ospedali, le manifestazioni di protesta.

Stano paese quello in cui le Donne vengono continuamente massacrate per la “colpa” di essere nate Donne ,per la loro voglia di essere considerate non solo corpi ma anime e volontà,carattere e esseri raziocinanti e tutti non si stupiscono neanche più di quanto avviene davanti ai nostri occhi,diventa quasi il finale già preventivato del fil giallo a cui stiamo assistendo peccato però non si tratti di un film e quasi sempre ci scappa la morte reale a fare da finale.

Starno paese quello in cui si fissano controlli sulle strade, limiti di velocità, divieto di vendita di alcolici e poi si  fa la gara a vendere auto di grande cilindrata a principianti, li si ubriaca con pubblicità in cui si associa la bella vita alla bella macchina e gli si vende di tutto e di più per poi far diventare l’ennesimo incidente frontale, lo schianto, i rottami protagonisti della notizia della cronaca di paese senza pensare che sotto quelle lenzuola bianche sono distese persone non manichini, che non si tratta di una esercitazione di soccorso stradale ma di un intervento in cui non c’è nulla da fare.

Strano paese quello in cui si fermano persone per piccole inezie e le si picchia tanto, forte, così duramente da privarle della vita perché ci si crede dei veri uomini in quel momento, perché tanto nessuno saprà mai la verità, nessuno indagherà mai ed anche se lo farà la loro voce non verrà ascoltata poiché si diventa una forza solo in momenti per spalleggiare e lasciare impuniti chi dovrebbe difenderci dal pericolo e non ucciderci ma non si dice mai questo. Tutti zitti, per carità.

Strano paese quello in cui esiste un Dio per ogni peccatore e il peccato tante volte arriva da chi di questo Dio dovrebbe esserne rappresentante e non prova la minima vergogna, il minimo timore del suo dio quando allunga le mani su minori che si fidano di lui e gli intima il silenzio facendolo anche sentire sporco e peccatore quando dovrebbe solo vergognarsi di vestire una divisa riservata ai buoni di spirito, agli umili, ai servitori della fede.

Strano paese quello in cui si parla di cultura e si chiudono teatri e scuole, dove si vuole tutti ignoranti e plasmabili secondo modelli che nessuno ha chiesto, richiesto e mai desiderato.

Strano paese quello che addita le persone single, le persone libere mentalmente, quelle che hanno gusti sessuali differenti e che non  fanno del male a nessuno perché danno via del loro e poi si lascia governare senza proferire parola da sporchi, corrotti e collusi e senza un briciolo di dignità senza battere ciglio, anzi facendo passare questo pensiero come un must da seguire nella vita per avere successo e potere.

Strano paese quello che si allaga ad ogni minimo temporale e poi non tiene puliti tombini di scarico, che si circonda di sporcizia per far campare chi con questa scusa si  arricchisce sulle sue spalle e diventa magnate con la zozzeria che si sono “magnati”.

Strano paese quello che si preoccupa per il futuro dei propri figli e non approfondisce mai i discorsi sulla salvaguardia del territorio, che non si scompone di fronte alle scie chimiche, che non muove un dito quando interi paesaggi nel nome del progresso e dello snellimento del traffico vengono deturpati e resi invivibili a causa dello smog e del rumore acustico.

Strano paese quello in cui si avvelena e ci si avvelena continuamente, un paese che non è più in grado di lottare,che si sta inchinando come ha fatto la “famosa nave di morte” davanti a chi lo sta rendendo invivibile, senza speranza, senza sogni.

Non è questo il paese che vorrei, non è questa la fine del mio articolo, non è questa la fine dei buoni pensieri e delle buone azioni, non è questo che ci meritiamo e non è questo che deve continuare ad accadere.

Bisogna smettere di vergognarsi delle cose belle che ancora ci sono e possediamo, bisogna sollevare il capo e farsi baciare dalla fortuna di essere ancora vivi, bisogna essere grati a questo dono, trovare sempre la strada per esprimere il proprio disappunto e associarlo alle azioni anche alle più banali che si tratti di non gettare una carta in terra, di riempire un pomeriggio vuoto portando solidarietà a chi ha bisogno, che si tratti di avvicinare qualcuno alla lettura o alla scrittura, che si tratti di dialogare in modo costruttivo, di ripulire un tombino sporco di foglie e carta, bisogna rimboccarsi le maniche, dare l’esempio, smettere di credersi sconfitti prima ancora di averci provato.

Non è possibile continuare ad abitare una terra tanto bella senza trovare il modo di dare una svolta, mi rifiuto di credere che tutti gli abitanti di questo mondo siano disposti a svendersi al peggiore offerente, mi rifiuto di pensare che non importi a nessuno di voi di lasciare un mondo come questo ai vostri figli, mi rifiuto di credere che la sete di giustizia non alberghi più nei nostri cuori e so che da qualche parte nel mondo ci sono persone che la vedono come me e che devono solo trovare il modo per dimostrarlo .

Smettiamo di avere vergogna per le cose buone ed iniziamo davvero a prendere le distanze da quelle cattive che ci circondano, siamo noi la forza della vita e dimostriamolo allora per la vita e con la vita:FORZA!

E’ quasi d’obbligo prima della pausa estiva fare il punto della situazione, mi piacerebbe poter scrivere di cose che vanno, di persone che si stanno organizzando e ripuliscono questo mondo e lo so che sarà così, lo so perché non smetterò mai di credere nelle persone nonostante tutto e tutti, questo cuore devo mettercelo sempre altrimenti cosa me lo avrebbero donato a fare?

Serene vacanze a tutti noi, anche agli indifferenti che chiederanno l’aiuto di questo dio non appena qualcosa che li toccherà da vicino farà parte della loro vita, non si lamentino poi nel caso dovessero trovarlo occupato o semplicemente distratto da chi il bene non lo predica solo ma lo fa.


giovedì 7 agosto 2014

Amministratori nervosi, diritto di critica e dovere di ascoltarla.



Io credo che un politico in generale e un amministratore in particolare abbia delle responsabilità anche quando parla d’altro, fuori dal proprio ruolo. Credo - ed è un mio pensiero, intendiamoci – che un amministratore abbia il dovere di non perdere le staffe quando viene criticato e di mantenere un atteggiamento equanime anche di fronte al più accanito oppositore (quando questi non sia offensivo) piuttosto che al semplice cittadino che abbia da fare le sue rimostranze, le sue segnalazioni, i suoi distinguo. Capisco che a nessuno fa piacere essere criticato ma un amministratore, se sceglie di candidarsi ad esserlo, deve essere poi preparato a subire giudizi avversi. Oggi, poi, i mezzi per manifestare dissenso in pubblico sono tanti e potenti, vedi i social network, ad esempio, o questo stesso blog. L’amministratore deve saper rispondere pacatamente alle critiche oppure, al limite, tacere. Mai e poi mai deve scagliarsi contro chi esprime un’opinione contraria alla sua, semmai deve cercare di confutarla argomentando.
Noto, invece, in molti attuali amministratori montegranaresi (ma, se vogliamo, è una degenerazione generalizzata della classe politica) un forte nervosismo e una fortissima propensione a reagire stizziti, quando non rabbiosi, alle critiche. E non lo si fa d’impeto in una discussione, lo si fa lanciando anatemi sui social network. Si dimentica che il cittadino ha il sacrosanto diritto, almeno finchè siamo in questa specie di democrazia che ancora ce lo consente, di esprimere le proprie opinioni anche contrarie a chi governa, fermo restando il rispetto che si deve alla persona.
Io non so con chi ce l’avesse il vicesindaco, spero non con me, quando ha scritto questa frase sulla sua pagina Facebook: “quanti finti moralizzatori......e se poi si va ben a scavare in ognuno dei presunti duri e puri, ci si accorge quasi sempre, che la regola del duro e puro vale solo per gli altri. Va bene essere degli attenti censori di quanto accade, soprattutto nei confronti di chi gestisce la cosa pubblica, ma prima bisogna vedere cosa succede a casa propria...ad ogni livello: politico, sociale, religioso e soprattutto urbanistico......a Montegranaro in particolar modo. Mi diceva mia nonna che è vissuta 101 anni: "La Messa è per chi la sente" mi permetto di aggiungere più modestamente: "Anche per chi la dice e per chi la serve", a partire dai bastian contrari di casa nostra....”.  Con chiunque ce l’avesse la frase non si addice ad un amministratore che rappresenti tutta la cittadinanza, anche quella che non gli ha votato o che, comunque, lo giudica negativamente. Suona male, traspare rabbia, sembra minacciosa.
La critica è una fatto positivo: rappresenta un momento costruttivo, la conseguenza della speranza di miglioramento. Si sbaglia a preferire il silenzio. Il silenzio, quando non consegue alla perfezione (che non è di questo mondo e certamente non di questo paese) presuppone la disperazione. Io voglio criticare liberamente, senza per questo ricevere insulti (ne arrivano a pacchi, anonimi, sul blog, da parte di “ammiratori" di questa maggioranza e, in particolar modo, del suddetto vicesindaco) e leggere frasi minacciose. Miglioriamo la nostra qualità intellettuale, il rispetto per il cittadino, il nostro concetto di libertà democratiche. Ce la possiamo fare. Coraggio!

Luca Craia

mercoledì 6 agosto 2014

Quanto è costata la Settimana della Cultura?



La Settimana della Cultura, come si sa o si dovrebbe sapere, era un progetto proposto da Arkeo alle altre associazioni e alla Provincia di Fermo per creare un evento multiplo che coinvolgesse tutto il territorio a costo zero (0) per la collettività. Poi noi ne siamo usciti per motivi ormai noti e non abbiamo più seguito la vicenda. Ricordiamo benissimo, però, quanto l’edizione dello scorso anno costò al Comune di Montegranaro, visto che la organizzammo noi in collaborazione con altre associazioni. L’edizione 2013 costò al Comune di Montegranaro la bella cifra di 0 Euro. Zero. Niente. Nulla.
L’edizione 2014? Non sappiamo quanto sia costata agli organizzatori, sappiamo però che il Comune ha concesso € 500 alla Proloco “a parziale copertura delle spese organizzative” con delibera nr. 13 del 03-07-14. All’ultima riunione a cui abbiamo partecipato non si era parlato di spese per la collettività e mi pare che tutte le associazioni si erano impegnate a dare gratuitamente il proprio contributo. Perché allora questo ancorchè piccolo esborso da parte del Comune? A copertura di quali spese?

Luca Craia

martedì 5 agosto 2014

I tre galletti e la faraona secondo il Presidente del Consiglio Walter Antonelli



Riconosco che la favola “lo strano amore tra i tre galli e la faraona” è una divertente quando graffiante esempio di satira politica. Non condivido l'impianto principale della storia, rimarcata dall'unico spiritoso commentatore, che a dividerci è il colore del piumaggio, richiamo di appartenenza, ma vi è qualcosa di più importate “i fatti”. Perchè se fosse solo il piumaggio non saprei spiegarmi come mai i galli rosso sbiadito non si pongano il problema che la loro lista ha preso quasi 2900 voti alle Europee, mentre tutto il pollaio ha vinto per soli 3158 voti, forse gli altri undici valgono poco, o la base di quel simbolo non si riconosce nei suoi candidati?
Guardando a ritroso non possiamo dimenticare che qualcuno della nostra compagine ha votato a favore dello scempio del Campo Boario, mentre altri come me si è opposto raccogliendo firme e agendo sugli enti istituzionali per la difesa dell'ambiente. Non posso dimenticare che ho presentato una mozione per abrogare la mini-imu e alcuni della nostra attuale compagine non hanno votato a favore. Per cui io non mi riconosco in nessun colore di piumaggio, perchè alla mia età non devo fare carriera politica per cui non devo rendere conto a nessuna segreteria politica, ma ora devo agire solo nel rispetto del “programma elettorale” per cui i cittadini ci hanno dato il loro voto consentendoci di vincere.
La mia azione è e sarà in sintonia con il programma quindi mi impegnerò nei limiti della mia carica, nella sfida per recuperare il centro storico, per un regolamento ambientale che renda impossibile l'insediamento a Montegranaro di centrali a biomasse o altre fonti inquinanti, per migliorare la scarsa offerta di prestazioni in Sanità, ottenere una nuova convenzione con l'Asur per garantire spazi alla Croce Gialla, Avis ed altre associazioni, i per tutti gli altri punti del programma per i quali mi sono impegnato con i cittadini in campagna elettorale.
Se qualche gallo non rispetterà quello che ci ha unito “il programma” si assumerà le conseguenze politiche della propria posizione, se poi in modo irriverente qualcuno si sentirà il re del pollaio potrebbe finire per diventare un cappone che tutti sappiamo come finiscono a Natale.




Walter Antonelli

sabato 2 agosto 2014

Auguri Arkeo



Non scrivo questi auguri per i miei sodali, nel giorno del terzo anniversario dalla fondazione dell’associazione Arkeo, come fosse un’autocelebrazione. Li scrivo perché è giusto che un sodalizio come il nostro, una volta all’anno, tiri le somme e guardi ai risultati raggiunti, specie se l’anno in questione è stato difficile, complicato, delicato come l’ultimo. Abbiamo passato un periodo di grande difficoltà: abbiamo cambiato nome, abbiamo visto alcuni (pochissimi) soci non concordare su questa scelta e andarsene, dopo aver perso una battaglia democratica, sbattendo la porta e dichiarando guerra. Abbiamo resistito agli attacchi e guardato dritto avanti all’obiettivo. Abbiamo affrontato le elezioni amministrative rimanendo totalmente e assolutamente neutri.

Abbiamo lavorato sodo: promuovendo Montegranaro in tutti i modi che ci sono possibili, portando turisti a centinaia in visita ai nostri beni culturali. Abbiamo investito in restauri, abbiamo dedicato il nostro tempo libero per la nostra città e il territorio, abbiamo promosso incontri e dibattiti, abbiamo continuato il lavoro certosino di mappatura del sottosuolo, abbiamo monitorato strutturalmente e staticamente i nostri monumenti, abbiamo stretto relazioni con associazioni ed enti per mettere Montegranaro in rete.
I risultati sono evidenti: ci sono centinaia di persone che vengono a visitare Montegranaro e questo grazie al nostro lavoro, c’è un crocifisso meraviglioso e splendidamente restaurato in Sant’Ugo, ci sono ricordi di bei momenti culturali, come l’incontro sui Franchi con Arduino o il concerto d’organo di Antinori. C’è la mappatura degli ipogei in fase conclusiva. C’è la sistematizzazione delle aperture di Sant’Ugo. 

Dobbiamo essere soddisfatti. E questo nonostante il nostro lavoro spesso non venga apprezzato, specie da chi ne gode i frutti, nonostante non siamo considerati (da alcuni) “simpatici”, ma è difficile esserlo quando non si accettano mai e poi mai compromessi. A ripagarci, oggi, ci sono le centinaia di manifestazioni di affetto che stiamo ricevendo per il nostro terzo anniversario, con apprezzamenti e incoraggiamenti da parte di Montegranaresi ma anche di persone lontane che, comunque, seguono e apprezzano il nostro impegno. Andiamo avanti? Sì, certamente, a testa bassa, in direzione ostinata e, nostro malgrado, contraria. Auguri Arkeotipi.

Luca Craia