lunedì 7 aprile 2014

ET telefono Basso



Sarebbe stato bello se, oltre all’appello ai Montegranaresi di telefonare al loro sindaco ideale per convincerlo a candidarsi, i bassiani ne avessero anche pubblicato il numero. Così tutti i cittadini fiduciosi nelle capacità taumaturgiche (o forse trauma-turgiche) del plurisindaco astrale montegranarese avrebbero potuto esprimere il loro affetto e la loro richiesta di sostegno per la nostra povera città. Chiaramente filtrando le telefonate di chi volesse convincerlo del contrario e, magari, esprimere la propria disapprovazione più o meno coloritamente.
L’ho visto ieri su una panchina, il nostro plurisindaco astrale. Ero tentato di parlargli personalmente, per cercare anche io, nel mio piccolo, di smuovergli l’anima verso una decisione che giovi alla città che lo riporti alla sua guida per rinnovare i fasti degli anni ’80, quando fiorivano fontane in ogni dove, o degli anni 2000, quando spuntavano dal nulla torri siderali e palazzetti dello sport ortobotanici. Volevo convincerlo a scendere in campo, dietro opportuno riscaldamento, per dotare la città di nuove torri, tettoie, avvistamenti ufo e antenne cosmiche. Ma non ho avuto cuore di disturbarlo in quella mattina grigia: era seduto tranquillo a leggere il giornale, coi suoi capelli bianchi mossi dal vento.
Resta il fatto che, con tante dimostrazioni di affetto e stima da parte dei suoi, con tanti accorati appelli sui muri e sui giornali, come faccia Basso a dire di no diventa misterioso, anche in considerazione del suo buon cuore, del quale i suoi stessi amici ci danno ampia testimonianza. Sono certo che cederà e si metterà a disposizione di Montegranano per farla crescere in sapienza e cemento armato.

Luca Craia

sabato 5 aprile 2014

Facciamo un po’ di conti



Sì, facciamo un po’ di conti, visto che, come ben si sa, la matematica non è un’opinione. Allora: a Montegranaro gli elettori sono circa 9.000. Calcoliamo una percentuale di astensionismo intorno al 30%, così, tanto per essere ottimisti. Ne deriva che a votare andranno 6.300 persone che dovranno scegliere il loro sindaco tra cinque liste (salvo ripensamenti dei bassiani). Quindi, in media, ogni lista partirebbe da una base di poco più di 1.200 voti. Cioè, nel caso le preferenze si equivalessero, si potrebbe vincere le elezioni con 1.300 voti. Il 10% della popolazione. Grande rappresentanza democratica.
Ora facciamo un po’ di previsioni, così, tanto per farne, sperando non si offenda nessuno. Poniamo, ad esempio, che Mariani prenda, che ne so, 1000 voti. Poniamo che il Movimento 5 Stelle ne prenda altri 1.000. Poniamo che i bassiani, non ponendo limiti alla provvidenza divina (e alla perseveranza nell’errore da parte di certi diabolici elettori) ne prenda ancora 1.000. Poniamo che, come osservatori ben più preparati di me stanno dicendo da tempo, a battersi per la vittoria in realtà siano Gismondi e la Mancini. Avrebbero da spartirsi 3.300 voti. Poniamo anche come possibile un testa a testa.
Chi vincesse le elezioni lo farebbe con poco più della metà di 3.300 preferenze, cioè con circa 1.700 voti. Circa il 13% della popolazione. In conclusione, chiunque vinca le elezioni rappresenterà un’esigua minoranza dei cittadini. A meno che non annienti gli avversari, cosa che pare piuttosto improbabile. Per cui non avremo da divertirci solo per i prossimi mesi ma anche e soprattutto per i prossimi 5 anni. Auguri Montegranaro.

Luca Craia

Le porchette della politica



È primavera, comincia la stagione delle porchette. E, in periodo di elezioni, la porchetta, si sa, è d’obbligo. Quale argomento è più convincente di un panino caldo e profumato di finocchietto? Di quelle fettine fumanti, calde, invitanti? Di fronte a un panino fragrante di porchetta i problemi cittadini svaniscono, le beghe si annullano, le questioni insormontabili si sormontano. E alla fine, forse, la proposta politica più convincente sarà quella che avrà fornito la porchetta più magra, più succosa, più buona. Perché, si sa, la politica, in fondo, è tutta una questione di porchette.

Luca Craia

venerdì 4 aprile 2014

Il centro storico e Veregra Street



La centralità della questione “centro storico” montegranarese, già evidenziata dai vari propositi delle forze in campo per le prossime elezioni, sembra sempre più radicata a livello culturale tanto che, neo giorni scorsi, le varie associazioni sono state coinvolte dal responsabile dell’Ufficio Cultura del Comune, Giuseppe Nuciari, per la realizzazione di un’edizione del Veregra Street Festival che vada a valorizzare maggiormente proprio le aree del centro storico che, negli anni passati, sono state via via abbandonate dalla kermesse.
Logisticamente l’utilizzazione di aree all’interno delle mura castellane, tolte le ambientazioni classiche della piazza e del corso, non è impossibile anche se risulta impegnativa a causa del cattivo stato generale del paese antico e della presenza di alcuni cantieri che occupano spazi interessanti. In particolare si sta ragionando sulla creazione di un anello intorno a piazza Mazzini che comprenda le vie immediatamente prospicienti, come via Enzo Bassi e via Solferino. Il problema è che, in entrambe le aree, insistono cantieri legati a ristrutturazioni di stabili oggetto di ordinanza di messa in sicurezza.
C’è da augurarsi che tali cantieri non vengano considerati come impedimenti insormontabili ma che si trovi una soluzione per poter inserire parte del festival nel centro storico. Infatti Veregra Street, come spesso ho ribadito, può essere un’occasione preziosissima per ridare vita e vitalità al quartiere, e potrebbe diventare il volano tramite il quale rilanciare anche investimenti importanti. Nello scatto culturale che vede il problema diventare prioritario mi auguro che possiamo vedere anche l’impegno dell’organizzazione del Festival, impegno che, per ora, pare esserci.

Luca Craia

giovedì 3 aprile 2014

Italia Paese del Panzer



Di cosa ci vogliamo meravigliare in Italia? Di Renzi e Napolitano che, sorridenti e sottobraccio demoliscono la Costituzione? Del fatto che la nostra classe dirigente sia totalmente incapace di portarci fuori da questa paluda nella quale siamo più o meno rimasti solo noi? Del fatto che il Popolo Italiano non dimostri in minimo accenno di reazione a questa situazione paradossale, impupito da televisione, internet e palloni vari?
Signori, siamo il Paese dei carri armati artigianali. In Italia la gente prende una ruspa e ci costruisce sopra un Panzer, così, tanto per passare tempo. E la cosa drammatica non è che questi imbecilli pensino di fare qualcosa di buono. Non è nemmeno che Matteo Salvini, leader della Lega Nord, non solo non si indigni per la professione di fede leghista di questi mentecatti, ma li difenda pure. La cosa drammatica è che questi deficienti e Matteo Salvini rappresentano un partito che miete consensi nonostante questo, nonostante le enormi contraddizioni, nonostante le ruberie di Bossi & Co. Questa, signori, è l’Italia. Come possiamo pensare di salvarci? Col Panzer?

Luca Craia

martedì 1 aprile 2014

Renzi, Napolitano e il fascismo reale



Vorrei capire perché questa urgenza di mettere mano alla Costituzione. Vorrei capire perché questa necessità di demolire il sistema parlamentare che ha garantito la democrazia in Italia per settant’anni.  Vorrei capire perché si ritiene di risolvere i problemi economici del Paese limitandone la rappresentanza democratica. Perché è questo che Renzi, con la santa benedizione di Napolitano, sta cercando di fare: smantellare pezzetto pezzetto quel poco che è rimasto di rappresentanza diretta del cittadino. Abolendo le province ma lasciandole praticamente in vigore senza pera però dare la possibilità ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti. E abolendo il Senato, facendolo diventare uno scatolone dove piazzare l’amico dell’amico. Profumatamente pagato.
Renzi e Napolitano propongono una riforma estremamente peggiorativa del livello di democrazia del Paese e lo fanno contando sul voto di un Parlamento di nominati dai partiti, non eletti dal Popolo. Invece di riformare l’Italia aumentando la rappresentatività e la democrazia si tenta, subdolamente e col pretesto di un presunto quanto fittizio risparmio economico, di creare un’oligarchia politica e partitica che non riusciremo più a scardinare qualora riuscissero nel loro intento. Il fascismo ha molte forme, alcune violente, altre subdole e insidiose. Noi Italiani ne siamo gli inventori e stiamo dimostrando di conoscere molto bene la nostra creatura.

Luca Craia

Il Torrione crolla nell’indifferenza generale





Stamane mi sono fermato davanti al mulino fortificato sul Chienti, il cosiddetto “torrione” di Montegranaro, per dare un’occhiata e rendermi conto di come risulti attualmente il suo stato di conservazione. Quello che ho visto mi ha a dir poco preoccupato: ci sono vistosissime crepe che sembrano strutturali e vanno ad aggiungersi agli evidenti segni di cedimento che già ho segnalato da tempo. Ho davvero seri timori per questa struttura che è senz’altro il manufatto più antico che ricade nel territorio comunale. Vale la pena ricordare che il Torrione è proprietà comunale, fu acquistato dall’allora sindaco Gianni Basso negli anni duemila per farne oggetto di progetti estremamente ambiziosi, tutti rimasti sulla carta. Ogni tanto qualcuno lo rispolvera, se ne fa un po’ di propaganda, ma alla fine tutto rimane com’è. Quello che temo è che, a furia di riempirsene la bocca tenendo saldamente e inoperosamente le mani in tasca lo perderemo. Per poi partire con le vicendevoli accuse.

Luca Craia