venerdì 7 marzo 2014

A proposito del centro destra montegranarese – di Gianluca Franceschetti



Innanzitutto ringrazio il blog “L’Ape Ronza” per lo spazio che mi concede nel commentare il post che hai pubblicato dal titolo “che bel centrodestra a Montegranaro”. Vorrei ( ti do del tu in quanto darti del lei mi sembrerebbe eccessivamente asettico) farti i complimenti per le tue “riflessioni” che pubblichi nel blog in quanto sono ben scritte e stimolano una valutazione interessante per chi legge determinando discussioni e dibattiti utili sia per le tematiche inerenti la città di montegranaro sia per tematiche di carattere generale. Sottolineo che i miei complimenti non sono né pelosi né tantomeno una captatio benevolentiae in quanto personalmente detesto l’ipocrisia in ogni sua forma quindi ribadisco i sinceri complimenti per il tuo impegno nel dare spazio alle vicende cittadine e non. Ho deciso di intervenire nel blog inserendo un commento o meglio, una mia “riflessione sul microcosmo”, in quanto per circa 4 anni sono stato coordinatore comunale del PDL di Montegranaro ed attualmente ho assunto un incarico politico all’interno della dirigenza provinciale e regionale di “Forza Italia”. Sebbene non sia più segretario comunale del partito avendo assunto un impegno politico per l’intero territorio ritengo di sentirmi in qualche modo coinvolto dall’articolo da te pubblicato in cui metti in risalto le tante contraddizioni del centrodestra veregrense. Le mie sono riflessioni non partigiane in quanto sebbene io mi dichiari apertamente politicizzato in quanto membro della dirigenza di un partito, mi riconosco una onestà intellettuale tale da non consentirmi di avere il c.d. “prosciutto davanti agli occhi”. E’ indubbiamente vero che il quadro politico cittadino è estremamente frammentato con particolare riguardo all’area politica del centrodestra, la quale si presenta frastagliata all’appuntamento elettorale amministrativo e ciò, chiaramente dal mio punto di vista, non è positivo. Le varie componenti politiche che si rifacevano alle esperienze delle precedenti amministrazioni comunali si sono in qualche modo atomizzate scegliendo percorsi diversi e spesso contraddittori. Di certo la parte politica che rappresento, ovvero Forza Italia, guarda con una certa perplessità a ciò che stà succedendo e non di meno ci interroghiamo sul perché di questo quadro politico a dir poco sfilacciato. Consentimi di affermare che il centrodestra cittadino non è solo ciò che tu hai rappresentato nell’articolo pubblicato poiché a tale schieramento fanno parte altri soggetti, quali il sottoscritto ad esempio, che si impegnano per costruire una visione politica moderna e non più ancorata a logiche preistoriche e ciò sia per ragioni anagrafiche sia per una modalità di azione politica più aperta mentalmente. Nello specifico dell’articolo non nascondo di concordare con parte dei contenuti quali ad esempio la scarsamente comprensibile iniziativa dei cosiddetti dissidenti. All’epoca della crisi amministrativa della giunta del sindaco Gismondi mi attivai in qualità di presidente dell’ allora PDL ovvero il maggior partito politico del centrodestra cittadino , come tra l’altro ampiamente riportato dai locali organi di stampa, affinchè si intavolasse un confronto tra i vari protagonisti della crisi amministrativa ed ascoltai le motivazioni degli uni e degli altri ritenendo che si potesse arrivare ad una sintesi delle varie istanze politiche consentendo un termine naturale della sindacatura Gismondi. A tal proposito invitai i cosiddetti dissidenti ad avanzare proposte migliorative rispetto all’andamento della giunta o perlomeno ad avviare un dialogo in cui le legittime rimostranze potessero essere risolte mettendo in campo un rilancio dell’azione programmatica per i successivi ultimi mesi ma non ci fu nulla da fare. A mio modesto avviso vi fu un certo grado di presunzione politica da parte dei sempre cosiddetti dissidenti , i quali non hanno all’epoca considerato le conseguenze vere e proprie di una sfiducia al sindaco a soli 7/8 mesi dalle elezioni da parte di chi aveva condiviso con lui circa 4 anni di convivenza politica con posizioni anche importanti all’interno della giunta comunale. Attualmente ritengo si stia compiendo da parte loro un ulteriore errore politico in quanto trovo poco sensato proporre una convergenza politica iniziando con una conventio ad excludendum. Io non mi considero un Kissinger della politica ma di solito le alleanze si propongono con un confronto, volendo anche aspro, sui temi e sui programmi da eseguire nel corso della amministrazione e non sul “ Ci sto io se lui non c’è”. Tutto ciò lo trovo perlomeno politicamente sbagliato e spero che il dialogo, se proprio si potrà riavviare, si faccia sulla visione che ciascuno dei soggetti in questione ha del futuro di Montegranaro e non sui nomi in quanto la trovo una prassi politica palesemente vecchio stile. Alla fine del tuo intervento sostieni che laddove il centrodestra si ricompattasse ne vedremo delle belle e sarebbe divertente: di certo personalmente mi auguro che un giorno le varie anime del centrodestra cittadino si possano ricompattare ma sui temi generali ed intorno ad una visione condivisa del futuro della città superando finalmente veti personali e protagonismi vari. In ordine a quanto tu affermi circa l’avvio di campagna elettorale, prendendo spunto dal termine “Lista Stranamore” , dato che anche io amo il regista stanley kubrik come penso te dato il titolo che hai dato a quella lista, condivido la preoccupazione che la campagna elettorale si trasformi in una orrenda “Arancia Meccanica” di tutti contro tutti. Sottolineo che nella mia visione la partecipazione democratica alla vita politica è sacrosanta e quindi il fatto che vi siano più liste e quindi più cittadini che si impegnano in politica è sicuramente un bene. Tuttavia l’inizio di questa campagna elettorale appare non consono ad un sano dialogo democratico tra avversari politici portatori di diverse visioni amministrative: la ex opposizione si è scagliata in maniera frontale contro Gismondi definendo in maniera eccessiva il suo operato come una sorta di sciagura biblica per la città e da par suo Gismondi reagisce in maniera talvolta troppo muscolare. Non intendo scendere nel merito delle tematiche da te toccate circa la polemica politica tra schieramenti ma consentimi di non essere d’accordo con una tua certa analisi politica che posso anche rispettare ma non condivido. In particolare , seppur risulti evidente che come tu affermi l’opposizione debba essere opposizione ritengo del pari vero che siamo entrati in una fase di campagna elettorale e, dal mio punto di vista, ritengo politicamente non condivisibile che lo schieramento che fa capo alla candidata Ediana Mancini, persona indubbiamente perbene, si stia attualmente comportando come se ancora fosse all’opposizione. La lista “Montegranaro Riparti” è espressione di forze politiche che si sono legittimamente candidate al governo della città per cui personalmente nutro politicamente un rispetto che va al di là delle differenti visioni e trovo sia interessante sapere ciò che loro intendono fare per la città laddove vincessero le elezioni piuttosto che leggere quotidianamente sui giornali una opposizione all’operato della precedente amministrazione tra l’altro fatta fuori tempo massimo. Senza riferirmi a fatti specifici ciò non toglie evidentemente che la dialettica politica debba essere impostata su toni decisi in quanto oltre l’ipocrisia odio il buonismo in stile “volemose bene”, ma ritengo che tra avversari politici si imponga un pieno riconoscimento reciproco ed un rispetto delle opinioni altrui con conseguente esclusione di attacchi ad personam in quanto deve prevalere l’interesse generale ovvero cosa si vuole fare per Montegranaro o meglio, quale Montegranaro si intende proiettare in un futuro prossimo a maggior ragione quando il presente si prospetta pieno di incognite. Infine mi dispiace che il movimento 5 stelle cittadino denunci la paura di ripercussioni come causa di una difficoltà a coinvolgere cittadini nel loro movimento politico: nel solidarizzare con loro al di là delle differenti visioni politiche e pur non conoscendo i fatti in specifico ritengo che questo non sia un bel segno e purtroppo ritengo che ciò sia conseguenza di un nefasto clima da guerra civile che sembra esserci al momento fatto di attacchi personali e toni verbali esacerbati in stile guelfi contro ghibellini, il tutto tra il comprensibile sconcerto dei cittadini. Purtroppo anche Forza Italia, al di là dell’opinione che ciascuno può avere di quel partito, sebbene raccolga a Montegranaro un largo consenso elettorale, incontra notevoli difficoltà a coinvolgere cittadini nella politica attiva e questo è un dato che deve far riflettere tutti coloro che a vario titolo si interessano alla cosiddetta vita pubblica perché, lo voglio ripetere a costo di risultare stucchevole, l’impegno politico a mio avviso è comunque un bene ed una risorsa per la città. Posso solo concludere questa mia “riflessione” augurandomi che si ristabilisca un dialogo sereno tra le forze politiche cittadine tale da rendere vivace ma corretto il confronto politico e che sempre più cittadini si avvicinino alla politica perché credo che, sebbene la politica nazionale abbia spesso dato un cattivo esempio ed abbia contribuito ad allontanare i cittadini dalla partecipazione attiva, l’impegno politico resta l’espressione di un senso civico per la collettività. Scusandomi per essermi dilungato ti ringrazio e ti saluto cordialmente.

Gianluca Franceschetti

lunedì 3 marzo 2014

Il coordinamento delle associazioni non funziona



Ne parliamo ormai da talmente tanto tempo che pare incredibile come ancora non si riesca ad impostare un coordinamento serio delle attività culturali da parte delle associazioni che operano sul territorio. Eppure, dopo in Presepe Vivente, riuscitissimo, per carità, ma per il quale sono state coinvolte solo alcune associazioni piuttosto che altre su base squisitamente discrezionale, ora ci troviamo a guardare un carnevale organizzato dall’ufficio cultura del Comune coinvolgendo alcune associazioni e altre no. Capita quindi che, nella stessa data, si verifichi un concerto organizzato dagli Amici della Musica, nel quale è inserita anche una esibizione della Banda Omero Ruggieri e, in centro, altre associazioni fanno festa.
Parlo per Arkeo, l’associazione che presiedo, e affermo che nessuno ci ha mai chiesto alcunché circa il carnevale, e so per certo che nemmeno la Banda né gli Amici della Musica sono stati consultati. È quindi evidente che il coordinamento, ancora una volta, non ha funzionato. Ne consegue che a Montegranaro non si riesce ad avere coralità nell’organizzazione delle manifestazioni e, cosa ancor più grave, gli accavallamenti degli eventi sulla stessa data continuano a verificarsi.
Eppure la Proloco c’è e funziona ed è proprio questo il ruolo principale che dovrebbe assumersi. Perché ciò non accada è un mistero. Basterebbe che ogni evento e ogni associazione che ne organizzi uno lo comunichi e lo faccia passare attraverso la Proloco, che poi a sua volta andrebbe ad interfacciarsi con l’ufficio cultura del Comune e i problemi sarebbero risolti senza troppe complicazioni. Perché non lo si fa? Che ci si guadagna con questo caos?

Luca Craia

Clima teso oltremisura a Montegranaro



Non è una campagna elettorale serena quella che si sta articolando a Montegranaro. Che non lo sarebbe stata era chiaro fin da quando cadde la giunta Gismondi, perché era evidente l’astio tra i due rami del centro-destra dopo il divorzio. Ad amplificare l’aria avvelenata forse anche la presenza di tante liste che rende particolarmente dura la competizione e, infine, le notizie nefaste sui colossali debiti fuori bilancio che la prossima amministrazione dovrà affrontare. Tutto questo innervosisce i contendenti, in particolare quelli riconducibili alle ultime amministrazioni che, ricordiamolo, per quindici lunghi anni sono state tutte targate centro-destra e non direttamente Gianni Basso. È da qui, infatti, che i toni arrivano più accesi e le argomentazioni si spostano dalla proposta all’attacco personale, con grave danno per la dialettica democratica.
Fa però rabbrividire quanto si legge tra le righe di un articolo apparso sul blog del Movimento 5 Stelle montegranarese, secondo il quale le difficoltà da loro incontrate nel compilare la lista elettorale sono imputabili anche ad una sorta di clima intimidatorio, dove le persone non si espongono perché avrebbero “paura di ripercussioni”. Già questa atmosfera è sentita da diversi candidati e certamente lo scontro democratico non ne trae giovamento. La speranza è che si tratti più di una sensazione che di una situazione reale, altrimenti vorrebbe dire che la nostra povera città sta attraversando uno dei periodi più bui della sua storia.

Luca Craia

domenica 2 marzo 2014

Che bel centro-destra a Montegranaro



Il nuovo che avanza, i “dissidenti”, il nuovo volto del centro-destra montegranaresi, oltre a quello dei tre artefici del commissariamento del Comune di Montegranaro (il quarto pare fosse malato), è il volto di due giovanissimi del panorama politico di casa nostra: Giuseppe Tappatà, storico segretario dell’allora PSI di Basso, e di Giancarlo Venanzi, il cui curriculum politico è noto a tutti, due ragazzini. La loro proposta? Udite udite: ricompattiamo la coalizione, basta che se ne vada Gismondi. Ma come, dico io, volete ricombattere una colazione che avete giudicato fallimentare al punto da far cadere l’amministrazione da essa sostenuta? Potevate discutere, mettere sul tavolo proposte, rimetterla in carreggiata e finire il mandato. Invece avete preferito il commissario. E ora volete rimetterla insieme? Follia? Opportunismo? Strategie bislacche? O forse incrollabile fiducia nella distrazione (chiamiamola così) dell’elettore?
Intanto Gismondi, dal canto suo, continua a lanciare strali contro la Lista Stranamore. Accusa Ediana Mancini di poca esperienza politica, dimenticando che personaggi ben più esperti, come lui stesso e il suo ex mentore Gianni Basso hanno sortito risultati a dir poco discutibili per il nostro Comune. Accusa Perugini  di non riconoscere i lavori effettuati dalla sua amministrazione e, fra quelli che enumera, include anche quelli fatti dalla provincia. Accusa l’opposizione di aver votato la sfiducia. Dimentica che l’opposizione, di solito, dovrebbe fare, appunto, l’opposizione.
Sarebbe bello che il centro destra nostrano si ricompattasse. Con queste premesse sarebbe davvero divertente.

Luca Craia

Perché la Crimea rischia di far esplodere il mondo. Errori politici e conseguenze.



Le conseguenze di azioni compiute lo scorso secolo oggi fanno tremare il mondo. La situazione dell’Ucraina, che sembrava essere andata incontro a una soluzione dopo i fatti sanguinosi delle ultime settimane, diventano invece scintilla pronta a far scoppiare una polveriera gonfia di esplosivi. Ma il problema principale è, come la storia insegna, la lungimiranza dei governanti. Cito Avvenire e la sua ottima quanto succinta storia dell’Ucraina (http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/russi-ucraini-e-tartari-il-dono-di-khrushchev.aspx) che serve a capire cosa sta accadendo:

L’antico Stato degli slavi orientali, convertito al cristianesimo (greco-ortodosso) dal principe Vladimir nel 988, non si chiamava né «Russia», né «Ucraina», ma «Rus’ di Kiev». Solo successivamente, in seguito alle invasioni mongoliche, polacche eccetera, il regno trasmigrò verso nord, divenendo, con Jurij Dolgorukij, la «Russia di Mosca». Anche la lingua della Rus’ trasmigrò, mentre negli antichi territori della Rus’ si formò, sotto influenza polacca, una nuova lingua oggi conosciuta come ucraino. La prima citazione del nome «Ucraina» risale al 1187, col significato di «terra di frontiera» o «di periferia». Nel 1654 lo hetman (il capo dell’esercito) delle terre ucraine, Bogdan Khmelnitskij, ne chiese ed ottenne l’annessione allo Stato russo.
La Crimea, dopo un passato come “khanato” islamico, ora soggetto e ora vassallo dell’Impero ottomano, fu annessa alla Russia da Caterina II nel 1783. Da allora Pietroburgo favorì la colonizzazione del nuovo territorio mediante l’immigrazione di suoi cittadini che erano “slavi orientali”, indifferentemente russi o ucraini. Per la Russia la Crimea divenne parte dell’epos nazionale con la guerra perduta del 1853-1855. In quegli anni la Crimea non appartenne né alla Russia, né all’Ucraina, che non esistevano come unità territoriali, ma al comune Impero Russo.
Nel 1954, il capo dell’Urss, Nikita Khrushchev, volendo celebrare il 300 anniversario dell’annessione delle terre ucraine alla Russia, decise di “donare” la Crimea all’Ucraina “socialista”. La cosa non ebbe conseguenze perché le frontiere inter-repubblicane nell’Urss non avevano alcun significato: la Crimea rimaneva comunque sovietica. Ma con l’indipendenza dell’Ucraina e della Russia, Kiev pretese e ottenne che la “donazione” di Khrushchev fosse riconosciuta.

Ecco l’errore di Khrushev e le conseguenze di un atto compiuto sessanta anni fa. La Russia, prova di uno sbocco al mare e del porto per la sua flotta, ora che vede l’Ucraina andare verso l’Europa lasciando definitivamente i retaggi dell’impero russo, con la solita tracotanza putiniana non si fa scrupolo a usare la forza anche mettendo a rischio gli equilibri internazionali in maniera seria. La situazione è davvero complicata e pericolosissima anche in considerazione della posizione strategica dell’Ucraina in relazione alla posizione dei gasdotti che approvvigionano l’Europa. Un escalation internazionale in quell’area potrebbe avere conseguenze incontrollabili. Tutto per una scelta politica sbagliata di sessant’anni fa. Questa è la responsabilità della politica: ogni atto è importante, anche il più insignificante. È anche per questo che tremo davanti al pressappochismo dei nuovi politici italiani.

Luca Craia

BASTA CON IL SILENZIO - DI ANNA LISA MINUTILLO



Ho scelto il silenzio perché anche le parole che diventavano pensieri mi facevano paura,  avevo paura di esprimerle perché a volte anche le parole diventano pesanti ma sapevo che non sarebbe durato a lungo il mio silenzio ed allora, e quindi,e come sempre sono qui.

Ho guardato giorni trascorrere veloci e pesanti,ho assistito a spettacoli goffi e tristi, sono inciampata in sorrisi che nascondevano i soliti tradimenti a cui ormai dovrei essere abituata ed invece no, come sempre ci sono rimasta male, come sempre non capisco, come sempre arranco e non smetto di sperare che le persone abbiano ancora conservato un cuore e che si ricordino anche di usarlo se non fosse di troppo disturbo.

Ho visto questo bel paese ricco di panorami ed angoli mozzafiato crollare, cedere all’incuria che lo attanaglia in nome di una finta voglia di costruire opere non richieste e di nessuna utilità se non quella di portare nelle tasche di costruttori e benefattori introiti per cifre da capogiro a discapito delle vite di ognuno di noi. Ho visto donne continuare a morire per mani crudeli e violente di chi ha scambiato la vita per un gioco perverso e quello che dovrebbe essere l’amore per una cosa negativa da sporcare con ogni mezzo ed eccesso, come se si avesse la facoltà di stabilire i tempi della vita altrui,come se si avesse fra le mani bambole di pezza senza anima con una coscienza inesistente da ammazzare come se come per incanto commettere gesti così fosse simbolo di grandezza infinita. Ho visto questo paese cedere ai ricatti politici, morali, imponendo presenze non scelte e non desiderate, le ho viste rispolverare ingombranti cumuli di grasso che sembravano ormai accantonati riproposti come la peperonata che si digerisce difficilmente . Ho visto che non si tiene conto del volere delle persone ,che si continua a far finta che la disperazione che porta ex lavoratori, imprenditori, esodati, a togliersi la vita intanto che chi potrebbe risolvere i problemi pensa solo a crearne di nuovi aumentando tasse, privandoci di libertà di opinione e discernimento.

Capisco sempre meno come si possa ignorare tutto questo male, tutto questo dolore, tutta questa disperazione o forse lo capisco troppo bene come si fa ed ancora una volta come sempre preferisco pensare a quanto poco mi senta affine ad un mondo come questo, quanto poco mi appartenga il voltarmi dall’altra parte facendo finta che non stia accadendo nulla, consumando giorni che non torneranno più nella ricerca di una soluzione. Ho visto e vedo persone che si ritengono intelligenti, creative, professionali e professionisti/e consolarsi solo con critiche denigratorie rivolte a chi non la vede come loro, a chi non si allinea dalla parte del “va bene così purchè mi frutti qualcosa”, solo perché davvero forse non all’altezza di metterle in pratica tutto questo sapere o solo perché metterlo in pratica vorrebbe dire esporsi, tirare fuori ciò che davvero si sente e si pensa, solo perché non allinearsi al gregge presuppone impegno, tutto quello che non si vuole mettere altrimenti poi in questo modo i problemi si potrebbero risolvere e non c’è interesse affinchè ciò accada.

Impegnati nelle quattro canzonette,a discutere dei look dei cantanti, impegnati nelle partite di calcio che fanno tanto figo dove si vedono calciatori sempre più simili a ballerine patinate impegnati nelle sfilate di moda che propongono abiti improponibili per semplici persone che devono muoversi nella vita di tutti i giorni al costo di cifre di parecchi stipendi che non ci sono più per molti ormai. Intanto che crolla il mondo della scuola e della preparazione,della cultura che è l’unica via che può darci la libertà ma di questo non si parla mai, no di questo no, altrimenti si diventa ingestibili, ingovernabili si ritorna ad essere spiriti liberi, ed allora meglio voltare pagina ed andare avanti a mostrarsi eroi perché si rincorre una palla e si prende a calci il mondo e va bene così, forse a loro ma non a me.

Una parola all’amore questo amore che vuole volare e non vola, questo amore che si nasconde dietro a frustrazioni personali, dietro a matrimoni di facciata e convenienza, dietro ad insicurezze di fondo, dietro a persone non risolte che vanno a bussare alle porte del cuore di chi invece sarebbe pronto ad amare ed ha scelto di non legarsi proprio per non fare la fine degli stessi cornuti e contenti che si meritano tutta la tristezza che hanno. Non ci si da da fare, non ci sono idee ,non si vedono soluzioni, non ci si vuole impegnare perché riempirsi la bocche con parole che non si vivono rende tutti migliori, rende tutti i soliti spettatori delle stesse vite bistrattate che si muovono lente e incerte sulle strade della vita. Poi arrivano dal nulla le mani che preparano cibo da dividere nei presidi, arrivano dal nulla le mani che ti sanno regalare ancora abbracci di luce, arrivano dal nulla le parole di chi ti scava nel cuore, arrivano dal nulla le iniziative di persone che decidono di donare oggetti ed indumenti scambiandosi reciproca assistenza, arrivano dal nulla tramonti mozzafiato ed aurore che illuminano la speranza. Si è così che funziona:arrivano dal nulla genitori che si mettono d’accordo e decidono di ripulire e rimbiancare gli asili che ospiteranno i loro figli, arrivano dal nulla volontari che si recano nelle case o negli ospedali per regalare anche solo un sorriso ed una buona parola, arrivano dal nulla le persone che si offrono di ripulire le città sommerse dal fango e dalla disperazione ed allora si capisce che stare qui a scrivere di sentimenti che ancora ci sono, che emozionarsi per queste piccole ma immense cose ha ancora un valore e che non tutto è perduto. Non esistono solo persone che si danno per vinte e che si fanno comprare, non esistono solo persone che farneticano e sporcano con le loro illazioni la vita, non esistono solo vuoti involucri che si trascinano stancamente, non esistono solo distruttori di sorrisi esistono ancora le persone che i sorrisi sono in grado di tornare a portarli la dove non ci sarebbero più molti motivi per continuare a sorridere ed allora si lo si capisce quanto sia ancora bella la vita e quanto mi dispiaccia per chi in queste potenzialità non ci crede più.

Abbiamo bisogno di non darci per vinti, abbiamo bisogno di credere ancora nel sole che sorge, nel vento che soffia, nelle onde del mare che non si arrestano, nei battiti del cuore che non si fermano, nelle stelle che ci fanno da coperta e scaldano i nostri sogni, abbiamo bisogno ancora di colorare di azzurro le cose che in molti si prodigano per colorare di scuro e allora si ho smesso di temere le parole che mi giravano nel cuore e le ho rese libere di correre nei cuori di chi ancora un cuore lo possiede. I corpi che stanno cadendo non sono quelli di manichini, i corpi che stanno cadendo non hanno nazionalità, non hanno religione, non hanno scelte sessuali, non hanno colore, non hanno nomi, i corpi che stanno cadendo sono persone e non statue di cera cerchiamo di non farli cadere invano.

ANNA LISA MINUTILLO

sabato 1 marzo 2014

Il precipizio della violenza sociale



La brutta storia del tassista ammazzato a bottigliate a Milano, gli accoltellamenti odierni a Offida per overheating da vino rosso e chissà cos’altro, le ordinarie storie di altrettanto ordinaria e metabolizzata violenza ci danno il quadro di una società non più in declino ma lungo la discesa a piombo nel precipizio. Sono tante piccole micce ad innescare tante piccole bombe di piccola violenza quotidiana che, però, fa male lo stesso. Ad innescarle non è più il film d’azione o il cartone con i laser come ci volevano far credere qualche anno fa ma lo scontro costante nella società, non più tra classi ma tra caste, non più tra proletariato e padroni ma tra individui, scontro tra poveri.
Poeveri di tasca e di spirito, con le menti obnubilate da sostanze, alcol, rabbia, depressione, popolano le nostre città e le nostre strade, tanto che un povero cristo che attraversa sulle strisce deve litigare con un tassista rissoso che quasi lo investe insieme alla compagna incita, e che il povero tassista rissoso muoia per la rabbia repressa del suddetto povero cristo.  Vittime, tutti, di un mondo alla deriva, di una società in disintegrazione accompagnata da politici che si picchiano in Parlamento e si insultano in televisione e dalla rabbia che giustifica tutto: vetrine spaccate, treni in fiamme, coltelli e pistolettate.

Luca Craia