martedì 14 gennaio 2014

La politica preoccupata per lo sport, parrebbe meno per i cittadini



Si preoccupa il nostro ex Sindaco Gismondi per le sorti della Sutor. Si preoccupa anche l’ex Assessore allo sport La Porta. Si preoccupano perché tifosi e perché montegranaresi e questo è condivisibile: la Sutor è un patrimonio cittadino, anche se bisognerebbe fare molti distinguo e, in passato, ne ho fatti, tanto da procurarmi tanti nuovi “amici” che probabilmente non mancheranno di farmi avere la loro “approvazione” anche stavolta.
Suona strano però questo interessamento da campagna elettorale. Suona strano anche perché viene dopo un lungo silenzio, un po’ meno per Gismondi, molto di più per La Porta che tace dai tempi della sfiducia. Montegranaro ha un’enormità di problemi e la crisi sta cominciando a far sentire pesantemente i suoi effetti anche da noi. E i nostri due ex amministratori si preoccupano per lo sport ma non dicono una parola per i tanti problemi che affliggono la città. Del resto negli anni passati la loro giunta ha elargito allo sport parecchi soldi e, nella fattispecie della Sutor, parliamo di cifre considerevoli.
Parliamo di cifre che si sarebbero potute spendere per problemi più concreti e più pressanti per tutta la collettività. Ma, così come pare evidente, l’interesse principale è quello dello sport, che certamente dà visibilità e porta voti. Ma bisogna ricordare che votano anche quelli che alla partita non ci vanno. È bene, quindi, sapere e conoscere le priorità dei nostri politici e regolarsi per il futuro. Per il presente consideriamo come fatto positivo che ci sia un commissario alla guida della città che, certamente, non correrà in soccorso di squadre sportive in difficoltà sottraendo fondi alla collettività. E auguriamoci che ce la Sutor ce la faccia da sola.

Luca Craia

I marò e gli Italiani sacrificabili per interessi economici.



La vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò italiani di cui tanto si parla ma i cui nomi nessuno sembra voler pronunciare quasi in un tentativo anticipato di rimozione dalla memoria di quello che è probabilmente l’episodio più vergognoso della storia d’Italia degli ultimi anni, costituisce la misura dell’imbarbarimento della nostra società e di quanto siano esauriti i valori che dovrebbero essere elemento fondante di un Popolo e di una Nazione.
Le rivelazioni dell’ex ministro Giulio Terzi circa l’importanza, nel determinare il pasticciaccio dei marò, di “fortissime pressioni di gruppi economici” non sono sorprendenti in sé in quanto già avevamo capito che i rapporti economici tra Italia e India erano l’elemento che preoccupava maggiormente i nostri governanti in tutta la questione. Però sentirselo dire ferisce chi ancora crede che la vita umana non abbia prezzo e che non ci sia accordo economico o rapporto commerciale che possa valere di più.
Eppure anche Terzi parla di queste “pressioni” solo ora, dopo che si registra un certo interessamento, non so quanto credibile, da parte dell’Europa. Ecco allora spiegato perché i tanti sforzi profusi dalla nostra diplomazia, almeno così ci hanno fatto credere, non hanno prodotto risultati apprezzabili: i tanti sforzi non sono andati nella direzione che più potrebbe far male all’India e, quindi, portarla a più miti consigli circa la sorte dei nostri connazionali. La direzione, ovviamente, è quella economica.
Ma, a quanto pare, non si possono intaccare i rapporti commerciali, da cui i due militari rischiano sul serio la pena di morte per non creare problemi all’import-export. Questo, oltre alla drammaticità del caso specifico, ci fa capire cosa conta in Italia e cosa no e, soprattutto, chi conta e chi no. Si ha il sospetto, a questo punto legittimo, che si potrebbero mandare al macello tutti gli Italiani soltanto per salvaguardare gli interessi di questi fantomatici “gruppi economici”.

Luca Craia

L’insegnamento di Sharon che cade nel vuoto



Come sempre accade, alla morte di qualcuno si evidenziano i lati positivi e si tralasciano quelli negativi. La stessa procedura, conscia o inconscia che sia, si applica sui media quando personaggi di rilevo che passano a miglior vita. Il fatto che magari in vita di cose positive ne abbiano fatte davvero poche rende le cose difficili ma, come hanno dimostrato in questi giorni i nostri giornali e telegiornali per la morte di Ariel Sharon, non impossibili. I vari “coccodrilli” proposti dalla nostra informazione hanno parlato di tutto e di niente ponendo l’accento su quella che è forse l’unica decisione umana e positiva presa dallo statista israeliano in vita sua e passando velocemente sulla sfilza di orrori che la sua mente ha generato.
E di orrori, Sharon, ne ha compiuti molti, sia da militare che da politico. Ha la responsabilità diretta e indiretta di migliaia di morti ma soprattutto ha responsabilità politiche pesantissime tanto da poter affermare che la situazione attuale del Medio Oriente è anche conseguenza delle sue scelte politiche. Delle tante colpe di cui possiamo accusare Arik ce n’è una che forse è la più pesante: quella di aver alimentato e motivato, col suo comportamento, con le sue azioni e con il suo pensiero, l’antisemitismo nel mondo. È proprio il suo Popolo quello che ha subito più danni dalle sue azioni in quanto l’oltranzismo razziale, la cecità politica, la temerarietà strategica e la disumanità delle decisioni hanno portato a non recepire nemmeno l’unica azione politica sensata di tutta la sua carriera: il ritiro da Gaza e Cisgiordania dei coloni, un gesto che avrebbe dovuto innescare reazioni positive e che invece, proprio a causa dell’estremizzazione dei rapporti generata dalla sua politica,
causò conseguenze negative sia in patria che in campo avversario. Va anche detto che, in ambito palestinese, la mentalità non è mai stata tanto differente da quella di Sharon stesso. Da qui la sostanziale inutilità del ritiro da Gaza.
A piangere Sharon, con tutto il rispetto che si deve a qualsiasi essere umano e alla sua vita, sono stati e saranno in pochi. A ricordarlo saranno in molti e la storia tratterà la sua biografia come dovuto, traendone le lezioni necessarie. Purtroppo l’informazione di massa non ha colto nemmeno questa volta l’occasione per analizzare un tratto della nostra storia e prenderne spunti opportuni per capire la situazione mondiale attuale.

Luca Craia

lunedì 13 gennaio 2014

Io faccio politica, eccome.



Io faccio politica, la faccio per passione da quando ero ragazzo. La faccio e non capisco perché mi debba vergognare di farla. Non capisco perché oggi tutti fanno a gare nel dichiararsi “apolitici”. Essere apolitici significa essere fuori dalla società, disinteressarsi del mondo in cui si vive, rinunciare a dare il proprio contributo al suo sviluppo. Fare politica significa occuparsi della cosa pubblica, impegnarsi per la propria città e per il proprio Paese, lavorare perché si possa vivere in un mondo migliore. Non facciamo confusione: fare politica non significa appartenere ad un partito. Quella è un’altra cosa. Io faccio politica orgogliosamente e altrettanto orgogliosamente non appartengo a nessuno partito. Faccio politica con la mia testa, con la mia onestà intellettuale e il mio raziocinio. La faccio dicendo quello che penso senza calcoli e sporcandomi le mani ogni volta che posso per quello in cui credo. Faccio politica e voglio continuare a farlo finchè ci riesco. E finchè potrò farlo sarò un uomo libero.

Luca Craia

SPAZIO APERTO AI CANDIDATI - La vicenda della bocciatura del TAR del “Villaggio della moda” - di Walter Antonelli



Walter Antonelli

La vicenda della bocciatura del TAR del “Villaggio della moda” certifica una gestione dell’Urbanistica a Montegranaro in modo approssimativo e compiacente.   Sulla vicenda non voglio dare un parere tecnico e giuridico, ma  quello del cittadino contribuente. Il  “Villaggio della moda” è stato bocciato sulla base delle considerazioni fatte da noi di “Progetto Veregra” nei Consigli comunali in cui si sono votate le delibere. Vi sono altri casi che confermano il modo anomalo della gestione urbanistica a Montegranaro:  cito  “la Calepio” un progetto che prevede un consumo di suolo importante, dove le garanzie fideiussorie per le opere di urbanizzazione si sono vanificate non senza colpa di chi avrebbe dovuto vigilare e non lo ha fatto non so se per incapacità o condiscendenza . La cooperativa “Veregra” ha costruito un immobile che i Giudici nella sentenza, hanno definito come se fosse stato costruito senza licenza edilizia, quindi completamente abusivo.
A Montegranaro vi è il condominio Palmatea in via Baden Powel, costruito con licenza edilizia rilasciata nel 2004, dove ancora una volta la garanzia fedeiussoria prevista a tutela della realizzazione delle opere di urbanizzazione non tutela gli acquirenti degli immobili i quali pur abitando in un appartamento che ha ottenuto regolare agibilità vivono con servizi da terzo mondo.
Queste sono tante storie che hanno come comune denominatore il mettere in luce una cattiva gestione dell’Urbanistica, gestita negli ultimi 10 anni da Gismondi,  che ha pesanti ripercussioni economiche sulle  casse comunali per quanto riguarda le spese legali e di consulenza.   Nel solo  caso Calepio si parla di centinaia di migliaia di euro che non vengono risarciti dai   cattivi Amministratori ma da noi cittadini.  Quindi non c’è da sorprendersi se a Montegranaro da anni l’addizionale IRPEF è al massimo consentito dallo Stato, ed entro il 24 gennaio si dovrà pagare la mini-IMU per l’aumento dell’aliquota prima casa introdotta solo in 8 paesi dei 40 della provincia di Fermo. Tale politica urbanistica, tendente a favorire alcuni pochi privilegiati a danno della comunità,  comporta oltre a danni economici, notevoli disagi per le mancate opere di urbanizzazione. 

sabato 11 gennaio 2014

Coi centri storici non si scherza e non si temporeggia.


Il crollo di una palazzina a Matera

Crollano le palazzine, si scava con le mani per salvare o cercare di salvare le vittime sepolte dalle macerie, arrivano ministri e viceministri costernati, i sindaci piangono a favore di telecamera. È il solito palcoscenico della tragedia dove si gioca al teatrino dello scarico di responsabilità, dell’elogio ai soccorritori e della passerella televisiva. Un teatrino che, però, spesso costa la vita alle persone e questo si può evitare.
Quando dico, e lo dico da un sacco di tempo, che con le case pericolanti, con i centri storici lasciati all’abbandono, con l’incuria e il degrado non si scherza intendo questo. Non è una questione di decoro o di estetica, non è solo dare una migliore qualità della vita a quei cittadini che vivono spesso in condizioni difficili nei centri storici dimenticati dalla politica e rispolverati soltanto in campagna elettorale. È una questione di sicurezza, di pubblica incolumità, di rispetto per le vite umane.
A Montegranaro tutti conosciamo in che condizioni versa il nostro centro storico. La situazione non è nata ieri ma è frutto di decenni di abbandono da parte di chi ha amministrato la città e di vero e proprio menefreghismo da parte di una larga fetta della cittadinanza. Oggi, invece, assistiamo a un certo interesse da parte dei Montegranaresi per la questione. Un interesse che, però, somiglia a una moda, a una tendenza. Una tendenza che, sapientemente, qualche politico cavalcherà.
Nell’ultimo periodo, grazie a pressioni piuttosto insistenti da parte di alcuni cittadini tra i quali metto anche me stesso, si è ottenuto qualcosa: diversi stabili pericolanti stanno subendo interventi di recupero e questo è un grande passo avanti verso la soluzione del problema che, però, è estremamente complessa.
La passata Amministrazione ha stretto un accordo con l’Unicam per effettuare uno studio e un progetto di recupero globale del centro storico: una cosa encomiabile se non fosse l’unico intervento che si intende fare. Invece questo è ciò che è accaduto. In attesa del progetto si è fermato tutto, la pubblica amministrazione non ha programmato alcuna azione sul quartiere vecchio in attesa dell’Unicam come fosse la panacea di tutti i mali. Nel frattempo il degrado non si è affatto arrestato, anzi. La caduta dell’amministrazione, poi, ha peggiorato le cose perché del suddetto progetto si sono perse le tracce. Ancora se ne sente parlare ma nessuno, credo, lo ha ancora visto, tantomeno le associazioni come quella che presiedo e che si occupa proprio della questione e che non è mai stata consultata, come forse sarebbe stato opportuno, né dal Comune né dall’Unicam. Però ancora si parla del progetto. Attendiamo di conoscerlo. E intanto che facciamo? Incrociamo le dita e preghiamo che non crolli nulla.

Luca Craia

La conferenza su Conventati: Arkeo chiama ma Montegranaro non risponde.



Dispiace un po’, ma non più di tanto, vedere che a un appuntamento con la storia del nostro “amato” paese ci si ritrova nei soliti sette otto temerari. Quella di ieri sera era una buona occasione per conoscere meglio le nostre radici, con la presenza di un ottimo relatore, che ha avuto anche un interessante e costruttivo confronto col nostro storico cittadino Daniele Malvestiti. Però, purtroppo, eravamo davvero pochi a poterne usufruire. Siamo abituati agli appuntamenti di questo tipo disertati dalla gente e non sconcerta più di tanto. E nemmeno scoraggia: se insistendo, perseverando, segnalando, rompendo le scatole si sta riuscendo forse a muovere qualcosa nel nostro martoriato centro storico, allora probabilmente vale la pena insistere anche su questo piano. Anche perché le cose sono strettamente connesse: se si ama la propria città la si conosce e si cerca di conoscerla sempre meglio. Piano piano otterremo risultati anche in questo settore di attività di Arkeo. Intanto aspettiamo i nostri concittadini domenica 19 a San Francesco per il concerto d’organo di Lorenzo Antinori.

Luca Craia