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venerdì 28 novembre 2014

Dario Villasanta : L’imperfezione di una pena - di Anna Lisa Minutillo



Mi sono occupata di questa giovane penna un po’ di giorni fa,abbiamo parlato del suo libro Angeli e Folli ma dietro a questo racconto basato sulla scrittura e sulla realizzazione di questo suo secondo libro si nascondeva molto altro,ne avevo il sentore ascoltando le sue parole che alternavano silenzi e rincorse del cuore quando mi parlava della sua vita ed indubbiamente di accadimenti pressoché particolari la vita di Dario ne è costellata ,meritevole di attenzione a mio avviso ma quell’attenzione che deve andare oltre la semplice lettura,il semplice commento, quell’attenzione che deve farci fermare a riflettere perché a volte avere due minuti di riflessione e poi continuare a vivere imperterriti non basta,serve altro qui :serve cuore ma serve anche azione e cerchiamo insieme di capire perché.
Snocciola parole Dario, parole che faccio fatica a fermare,parole che riempiono fogli alla velocità della luce,parole che sto interiorizzando da giorni e che cerco di fare mie per non diventare solo una osservatrice che passa,guarda e se ne va,parole che a volte dure a volte disperate mi danno la netta dimensione di quanto la vita possa assumere forme strane a volte. Dario è una persona come tante altre ,incensurato fino al 2007 ,una vita tranquilla colorata di passioni,di esperienze di voli ed amori.
Cerca di resistere agli urti della vita Dario,alle prove che la stessa gli impone di superare per vivere, a volte con buoni risultati ,altre con momenti di depressione e di scoraggiamento a causa di questi momenti decide di recarsi suo malgrado in psichiatria poiché senza tetto prima dell'opg e di tutte le varie vicende che si sono susseguite in attesa di poter sapere se avrebbe potuto restare fuori in affidamento.
Si lotta nella vita,si alternano stati di felicità a disincanto,illusioni e sogni spezzati e così anche Dario in un periodo di stress accumulato per tante problematiche inizia a diventare “ribelle” ed a dimostrare questo suo disagio ,rompendo una porta,tentando di attirare in qualche modo l’attenzione su un suo disagio ,subisce piccole condanne per questi reati fino a che un giorno si trova a passare davanti ad un auto che ha i vetri rotti a causa della “visitina”che qualcuno più disperato di lui gli aveva fatto pochi attimi prima.
Stava passando da li Dario e stava osservando quanto accaduto fino a che una signora lo guarda poiché si trovava a passare anch’essa nelle vicinanze di quell’auto , una di quelle signore che se si fosse trattato di segnalare un’aggressione allo stesso probabilmente si sarebbe ritirata in buon ordine ,invece questa signora lo segnala per aver compiuto un furto che lui non ha compiuto e che non gli appartiene.
Le tensioni aumentano nella vita di Dario l’unica cosa che al momento sembrerebbe andare bene è l’amore ,si trasferisce a casa della sua compagna e nonostante i domiciliari che sta scontando per via di questi tentati furti(a suo dichiarare mai commessi) e per questo danneggiamento ad una porta la vita prosegue.
Una sera la sua compagna rientra a casa dopo aver subito un’aggressione,lo stesso non si può spostare da casa per denunciare l’accaduto e chiama i vigili urbani da qui scaturisce una discussione accesa con uno di essi e la reazione del Villasanta che lo colpisce con uno schiaffo .
Questo gesto fa scaturire tutta una serie di dinamiche particolari,Dario viene ritenuto un soggetto socialmente pericoloso e gli viene inflitta una misura di sicurezza e non una pena detentiva.
Le due cose differiscono fra loro perché la prima comporta lo sfociare in un internamento OPG e può protrarsi all’infinito arricchendosi ed ampliandosi sempre per via di dichiarazioni di assistenti sociali o per volere dei giudici,mentre la pena detentiva può avvalersi dei benefici di legge e consentire ad esempio vengono scalati dalla pena 45 giorni ogni tre mesi. Il vigile si costituisce parte civile e Dario potrebbe risolvere la faccenda invece lui si assume la responsabilità di quanto commesso ed è pronto a pagarne le conseguenze che onestamente forse sono un pochino esagerate sebbene la violenza non sia mai da accettare e nemmeno da condividere.
A Dario tocca la semi infermità mentale per via dello stress accumulato al momento del fatto,il suo rapporto d’amore si conclude e la sua convivente decide di troncare questa relazione non ospitandolo più presso di se a Dario spetta un anno di OPG presso la struttura di Castiglione delle Stiviere (MN) ove entra nel Maggio del 2009 e ne esce nel 2010 o meglio sarebbe dimissibile nel Settembre del 2010 ma questo non può accadere per via del fatto che Dario con la fine della convivenza ha perso il suo domicilio.
Manca in tutta questa vicenda l’umanità,manca la presa in cura da parte dei servizi sociali attivi sul territorio che per legge dovrebbero occuparsi di queste situazioni prendendo almeno contatti con la psichiatra che lo ha in cura ,manca il sostegno della comunità ,manca ciò che eravamo e non siamo forse più persone.
Nel 2011 Dario passa dall’ 'opg alla cpf Gonzaga, altresì chiamata SLIEV, e distaccamento dell'OPG. Non si vivono momenti facili all’interno di queste strutture,circondati da persone che vivono delle realtà a livello di salute con problematiche reali e concreti differenti da quelle di troppo stress accumulato da Dario e della sua predisposizione all’essere un po’ depresso,se poi si mette in conto che con l’avvento della crisi il personale specializzato che opera presso queste strutture viene sostituito spesso dagli OSS che svolgono si un buon lavoro ma mai paragonabile del tutto a quello di persone competenti e magari attive nel settore già da molti anni forse si riesce a comprendere quali e quanti momenti particolari si sia ritrovato a vivere Dario in una struttura di questo tipo.
Il racconto di Dario ci porta fino al 2013 quando tramite i servizi territoriali Dario giunge a Varazze presso la struttura Redalloggio dove Dario vive in una stanza condivisa e dove gli ospiti si autogestiscono rispettando però le regole del vivere in comunità che va dalla disponibilità nel fare la spesa e nel tenere in ordine gli spazi ,così come pure gli orari di uscita vengono concordate prima con il personale.
Nel 2013 comunque decade per mano delle commissione atta al riesame e per opera del magistrato la condanna alla pericolosità sociale del Villasanta.
A questo punto Dario potrebbe tranquillamente lasciare la struttura presso cui viene ospitato ma a causa delle sue condizioni di salute che lo vedono portatore di patologie importanti alla schiena tanto da fargli percepire dall’Agosto 2014 una pensione di invalidità pari a Euro 289 mensili quindi all’impossibilità di riuscire a trovare un’occupazione che gli garantisca una sopravvivenza degna ed alla mancanza di un proprio domicilio condizione fondamentale per potersi riprendere in mano le redini della propria vita ,lo stesso si ritrova a “vivere” in un contesto che sebbene lo aiuti da una parte offrendogli in tetto e del cibo ,lo impatta dall’altra poiché condividere i propri spazi con soggetti problematici non è il massimo della vita.
Lo scrivere deve avvenire in fasce orarie che non sono mai programmate e spesso interrotte dalle lamentele degli altri ospiti per via dell’utilizzo della luce poiché magari le altre persone vorrebbero riuscire a riposare tranquillamente e questo è solo uno dei tanti aspetti che continuano a rendere la vita in questa condizione alquanto discutibile.
Non spetta a noi giudicare se le strutture che hanno ospitato Dario si avvalgono di personale competente ,così come pure non spetta a noi giudicare se le stesse hanno un accreditamento da parte della Regione per poter esercitare correttamente una rieducazione ed una cura adeguata ai propri ospiti.
Non spetta a noi entrare in polemica con meccanismi ed ingranaggi burocratici più grandi di noi e noi si sa infondo siamo poca cosa e di certo con poche parole non potremmo far nascere nel cuore di chi non la possiede per svariati motivi una sensibilità differente.
Lo scopo di questo racconto è solo quello di far emergere una condizione di vita/non vita rovinata da reati che in confronto a ciò che sta accadendo a questo paese martoriato dalle ingiustizie di ogni tipo a cui assistiamo inorriditi fanno “quasi “sorridere.
Lo scopo di questo racconto è quello di far comprendere che non si possono perpretare delle ingiustizie di questo tipo a chi crede nella giustizia umana tanto dal farsi carico del reato commesso senza accettare il proporsi del vigile a cui è stato inflitto il danno come parte civile e “scamparsela”allegramente.
Lo scopo di queste parole che Dario ha condiviso in modo accorato con me è quello di non voler passare per vittima ma di far notare che così come Dario si è preso la responsabilità degli atti commessi nello stesso modo ognuno si dovrebbe prendere le proprie responsabilità dal giudice,allo psichiatra,ai servizi sociali,le dichiarazioni di individuo socialmente pericoloso si possono fare anche in modo verbale senza tenere conto di quanto una trascuratezza di questo tipo poi si ripercuota sulla vita dei diretti interessati .
Siamo alle battute finali di questo racconto ed io personalmente mi sento come svuotata per l’ennesima volta nel constatare ciò che temo accada e cioè dall’indifferenza che circonda e alberga in tante anime che non pensano mai che ciò che accade agli altri,per circostanze fortuite potrebbe accadere anche a noi.
La situazione politico/sociale di questo paese non aiuta di certo e Dario ci sta provando in tutti i modi a riscattarsi ma così ,da solo proprio non c’è la fa.
La legge impone un’assunzione a tempo indeterminato per soggetti che hanno avuto i suoi problemi,non tanto per le pene detentive scontate ma per la misura di sicurezza adottata nel suo caso,con Gennaio dovrebbe cambiare la legge ma fino a che non lo si vedrà con i propri occhi Dario si ritroverà a vivere in questo modo,senza nessuna possibilità di riscatto e di reintegro sociale e questa cosa lo fa star male poiché lui ha tutta la volontà di rimettersi in gioco e di credere nelle sue potenzialità ma anche nella generosità e nella comprensione di chi lo ha letto fino a qui.
Resteranno solo parole queste? Si potrà sperare che i servizi sociali (gli stessi che asseriscono il disagio di Dario come persona) tornino o inizino a rioccuparsi di lui e del suo male di vivere?
E noi? Cosa possiamo fare noi? Io non sono riuscita a far finta di nulla ,mi sono occupata di lui poiché mi piace il suo modo di scrivere ,come lo fa e ciò che dice potremmo sensibilizzarci ed acquistare il suo libro come dono di Natale per qualche amico/a ad esempio,potremmo dare lui una mano a livello economico con piccole donazioni a questo conto corrente
• Conto Corrente 100000015713 intestato a: Villasanta Dario Stefano IBAN: IT65V0306949541100000015713 BIC: BCITITMM.
• FILIALE - VARAZZE 17019 - VIALE NAZIONI UNITE, 3 - VARAZZE tel: 019935211

Potremmo guardare anche questo video per comprendere qualcosa in più….
.


e potremmo anche vergognarci un po’ che non fa mai male.
Anna Lisa Minutillo

P.S : Ovviamente il racconto di Dario Villasanta è tutto documentato e documentabile questo lo aggiungo per dovere di correttezza e di cronaca