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giovedì 6 ottobre 2016

Buio pesto al parcheggio Zed. Molto pericoloso. Avoglia a telecamere.



Mi segnala un lettore de L’Ape Ronza che ieri sera il parcheggio Zed, quello della torre ascensore, nell’area inferiore, era completamente al buio. Il nostro amico, preoccupato anche in funzione dei tanti fatti di criminalità che si stanno verificando recentemente in paese, ha fatto il giro e parcheggiato al piano di sopra, quello all’aperto, dove le luci erano regolarmente accese e dove si aggiravano con fare furtivo due o tre ragazzini che si sono subito dileguati.
Lasciare al buio un’area come il parcheggio Zed, specie di questi tempi e con tutto quello che sta accadendo, è davvero da irresponsabili. Significa esporre a grande rischio i cittadini. In questo caso il nostro amico è arrivato di notte e se ne è andato, ma supponiamo che qualcuno parcheggi di giorno e torni a prendere l’auto dopo il tramonto, che rischio correrebbe? Mettere le telecamere non serve a nulla se poi si mettono in pericolo i cittadini in questo modo.

Luca Craia

martedì 3 maggio 2016

Ascensore fermo e la gente a bestemmiare nella giungla



È fermo da ieri l’ascensore della torre Zed, che collega l’omonimo parcheggio a vale Gramsci. Circa 24 ore di stop e nessun intervento per ripristinare il servizio. Intanto la gente (oggi è martedì, c’è anche mercato) è costretta a passare per il sentiero pedonale che, tra l’altro, non è ancora chiaro se sia agibile oppure no. Certamente è estremamente disagevole, con erba altissima, fango e il timore che esca qualche grossa bestia dalla radura che potrebbe nascondere di tutto, tanto è fitta: tigri, anaconde, pontecane giganti.
Il dubbio è anche questo: esiste un contratto di manutenzione per l’ascensore? No, perché parliamo di un apparecchietto potenzialmente pericoloso, col quale bisognerebbe prestare molta attenzione. Certo che la mancanza di intervento dopo tanto tempo dal guasto qualche dubbio lo legittima, nel qual caso credo che le responsabilità siano piuttosto pesanti.

Luca Craia

venerdì 6 novembre 2015

E don Abbondio rallentò il passo davanti ai bravi



Boh… gioire perché la definizione legale di una questione fondamentale come quella del caso “Project”, ossia il parcheggio antistante la chiesa di Santa Maria, viene rimandata di anni mi pare una roba che non si spiega. La faccenda va definita, se c’è da pagare bisogna trovare una soluzione, se non bisogna pagare è bene saperlo subito piuttosto che vivere con una spada di Damocle in testa per altri due anni almeno, due anni in cui bisognerà essere comunque molto oculati nelle spese perché, nel caso ci fosse una condanna, servirebbero un bel po’ di quattrini. Eppure la giunta Mancini esulta per questa che sembrano ritenere una specie di vittoria, come un don Abbondio al contrario che, invece di accelerare il passo davanti ai bravi per togliersi in fretta il pensiero, lo rallenta, tergiversa, magari si fuma una sigaretta. Chissà perché.
Forse perché, come la scuola dell’antica politica insegna, i problemi vanno sempre rimandati ed eventualmente lasciati a chi vincerà le prossime elezioni. E qui quasi ci siamo, tra due anni si aprirà il dibattimento, chissà quanto durerà, se tutto va bene si arriverà a sentenza con la consiliatura prossima. Se poi avranno vinto di nuovo loro si porranno il problema quando ci sarà, magari trovando qualche sistema per procrastinarlo ulteriormente. E così via, nei secoli dei secoli amen.
Io credo che sarebbe stato molto più salutare per Montegranaro giungere a una definizione veloce della questione che, tra l’altro, è andata in appello per il ricorso fatto dal commissario Ianieri, come ricorda giustamente Marisa Colibazzi sul Carlino. Ma questo implicherebbe anche rinunciare a due anni di dietrologia, di ricerca del colpevole, di accuse, di opposizione all’opposizione. E questo fa molto comodo, quando si è a corto di altri argomenti.
Per cui che facciano pure saltare i tappi dello spumante in piazza Mazzini ma sappiamo tutti che, tra due anni, il problema sarà ancora lì ad attenderci. Due anni di respiro, dice il Sindaco, ma quanto si respira male. C’è un’ariaccia….

Luca Craia