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mercoledì 30 novembre 2016

Il caso Zacheo – pista di pattinaggio a Fermo. La politica dello sfasciatutto.



Se qualcuno si meraviglia di come ragionano gli amministratori montegranaresi, con la loro politca sfascista che in due anni e mezzo ha ridotto Montegranaro a un campo di battaglia tra fazioni in cui si respira un clima corleonese, si guardi cosa sta accadendo a Fermo col caso della pista di pattinaggio in piazza del Popolo. Ve la racconto in due parole: Pasquale Zacheo, candidato sconfitto alle elezioni e ora capo dell’opposizione in
Pasquale Zacheo
Consiglio Comunale, presenta un’interrogazione urgente in Consiglio Comunale chiedendo l’immediata rimozione della pista di pattinaggio di piazza Del Popolo. Il Motivo è semplice: il bando di gara sarebbe rimasto nell’albo pretorio per tredici giorni e non quindici come prescritto dalla legge, ossia due giorni in meno. Il fatto sembrerebbe a Zacheo così grave da richiedere l’immediato smantellamento del manufatto.
Paolo Calcinaro
Il manufatto in questione, apparso per la prima volta sotto le feste di Natale l’anno scorso, ha cambiato il volto di Fermo, dando il la a una vera e propria rivoluzione nel centro storico. Una piazza Del Popolo deserta fino al 2015, improvvisamente prendeva vita e si riempiva di gente. Da allora, grazie a innumerevoli iniziative che hanno portato di continuo gente in centro, il cuore di Fermo ha ripreso a battere e ora il centro storico del centro del Piceno è diventato fulcro della vita sociale della città e della provincia stessa. Ovviamente tutto questo ha riversato grandi benefici sul commercio esistente incentivando nuove attività. A Zacheo, probabilmente, la cosa è andata in acido.
Ed è così che, purtroppo, la parte politica che rappresenta l’ex capitano del Carabinieri, ragiona e agisce. Non riesce a vedere le necessità della città, non riesce a trovare un dialogo coi cittadini, non capisce le esigenze e costruisce la sua politica su asti e livori. A Montegranaro lo sappiamo bene. A Fermo, a quanto pare, pure.

Luca Craia

lunedì 19 settembre 2016

Calcinaro: cosa si può fare solo usando il buon senso.



Credo che la città di Fermo necessitasse di un sindaco come Paolo Calcinaro. Una cittadina da sempre capoluogo di un territorio prima che di una provincia, con potenzialità enormi e inespresse, non poteva continuare a essere amministrata come un paesello di poche anime e senza ambizioni. Fermo può molto, per se stessa e per il territorio di cui è il vertice naturale, e la mancanza di politiche che ne facessero la punta di diamante dell’alto Piceno stava affossando non solo Fermo ma tutto il circondario.
Poi è arrivato Paolo Calcinaro, che ha capito cosa fare: usare il buon senso. Calcinaro ha preso una città fantasma e l’ha trasformata, nel giro di pochi mesi, in una città viva e vitale, piena di iniziative, attrattiva e attraente. Fermo fa il pieno ogni fine settimana, raccoglie visitatori e avventori da tutto il territorio e non solo, e questo muove un’economia che sta diventando importante, la riapertura dello storico Caffè Belli lo testimonia. Quindi non solo prestigio ma anche e soprattutto ricchezza e lavoro.
Come è giunto a questi risultati il sindaco di Fermo? Usando il buon senso, dicevamo; assecondando le idee, dando spazio alle iniziative, aprendo il Comune alle proposte. Così nasce una serie infinita di eventi che vede la città palcoscenico e cornice ideale, con costi bassi sia per gli operatori che per la collettività ma con risultati elevatissimi. Ora quello che gli amministratori dei paesi del territorio dovrebbero fare è di seguire Calcinaro, approfittare della spinta propulsiva di Fermo e agganciare a questo treno, che sta partendo già veloce, il loro vagoncino, facendo partire il Fermano come zona di proposte turistiche appetibili e apprezzabili. La materia prima, del resto, c’è. Non solo a Fermo troviamo vestigia e testimonianze culturali di alto livello, tutto il Fermano ne è pieno. Sfruttando questo patrimonio si crea ricchezza. Ma bisogna usare il buon senso, come ha fatto Calcinaro. Purtroppo non tutti ne sono capaci.

Luca Craia


mercoledì 13 luglio 2016

Il Sindaco di Fermo prova a ricucire la città: le parole di Paolo Calcinaro



Come ho fatto con la dichiarazione di Saturnino Di Ruscio sui fatti di Fermo, riporto testualmente quanto scritto stamattina dal Sindaco, Paolo Calcinaro che, in maniera molto lucida, analizza la situazione e prova, nella sua veste istituzionale ma anche come uomo e Fermano, a ricucire quello strappo violento che la città di Fermo a subito a causa del gravissimo fatto di cronaca che l’ha portata alla ribalta nazionale. Parole che apprezzo molto e che ci tengo a condividere coi lettori del blog.

Luca Craia

Sono stati giorni durissimi, per una Città che finalmente aveva trovato una convinzione, per me personalmente e per coloro che in questo episodio hanno avuto cambiata, o spezzata, la loro vita. Ho dovuto, e voluto, difendere Fermo sin dal primo giorno avanti ad un assalto che di difese non ne voleva, cercava solo ulteriori motivi di scontro per sacrificare la nostra realtà sull'altare della coscienza sporca dell'Italia intera di fronte al problema migranti: limitare un problema che le Istituzioni non riescono a risolvere alla mentalità del paesello provinciale e razzista magari guidato da un Sindaco complice. Per massacrare Fermo ancora di più e nascondere il problema nazionale sotto il tappeto.
Questo gioco, portato avanti da alcuni media, era troppo evidente per non essere evitato, non entrando dentro alle dispute, non usando le parole "come pietre", sentendosi veramente Istituzione, rispettando da subito il corso della Magistratura. Ma non ignorando un problema di insofferenza e razzismo strisciante e subdolo, che c'è, che è nazionale, che è alimentato dalla mancanza di risposte legislative nazionali ed europee e dai toni di certa politica, che ha ucciso Emmanuel, e stritolato oggi Amedeo Mancini.
Perchè è questo quello che ci rimane ora: il corpo in una bara di un uomo che era finito qui dopo tragedie ed orrori, una Città spaccata a cui chiedo di ricostruirsi dando meno giudizi e più gesti di comprensione verso "l'altra parte", Amedeo Mancini, bollato nazionalmente come il mostro assassino che non è, in un carcere a causa del suo essere e di quel subdolo clima della nostra nazione che hanno cercato di limitare alla nostra Città.
Rimangono le parole di un Vescovo che devono trovare un seguito, che con coraggio ci parlano di due vittime in quell'episodio, che ci invitano - a tutti quanti - a non inseguire i processi e le parole di divisione, ma a ritrovare un senso di riunione della nostra comunità, di perdono vero e di ricostruzione: "perchè sono le divisioni che uccidono". E ad impegnarci per un lavoro di conoscenza, reciproca, che forse è mancato, anche con colpa delle Istituzioni.
Non riusciremo a reagire come Città, dopo questa botta, con i rancori, con le divisioni...La Città è ferita e merita una difesa, Emmanuel è morto e va ricordato anche con un lavoro di maggiore conoscenza reciproca soprattutto tra giovani e studenti, Amedeo Mancini, scontata la sua pena che solo la giustizia potrà individuare, dovrà essere aiutato: queste tre cose non si possono dare battaglia tra loro. Apriamo gli occhi, tiriamo il fiato, chiudiamo la bocca per parole inutili e iniziamo a ricostruire. Io per primo...

Paolo Calcinaro, Sindaco di Fermo