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venerdì 26 settembre 2014

Nasce ViviAmo Montegranaro. E già punta alle elezioni.



Gastone Gismondi e il gruppo politico che lo ha appoggiato alle scorse amministrative sono stati di parola: avevano promesso un’associazione ed eccola qua, presentata alla stampa proprio stamattina. Non è, come si può pensare, l’ennesima associazione culturale che va a sommarsi alla miriade di altre associazioni che affollano il panorama montegranarese, bensì una sostanziale novità. Si tratta, infatti, di un’associazione politica che si pone come obiettivo quello di monitorare l’operato del governo cittadino supportando l’azione dell’opposizione espressa in Consiglio Comunale dai tre eletti nella lista di Gismondi. In sostanza si parte da adesso per arrivare pronti alle prossime elezioni, quando ci saranno, e lo si dice palesemente, senza camuffarsi da qualcosa di diverso.
L’idea è apprezzabile, secondo il mio punto di vista. Lo è perché, fino ad oggi, abbiamo visto nascere coalizioni pochi mesi prima delle elezioni, elaborare programmi più o meno improvvisati e poi, magari, vincere e affermare di non essere al corrente di cosa fosse accaduto prima di loro. Bene, con un’associazione politica che lavora fin da subito, qualora questo schieramento dovesse vincere non avrà scusanti ma avrà strumenti per poter governare fin dal primo giorno, come dovrebbe essere.
Buon lavoro, quindi, al Presidente Simone Pirro, al vicepresidente (che, secondo le intenzioni, avrà lo stesso peso del Presidente) Roberta Capozucca, al tesoriere Niki Millevolte e a colui che controllerà i conti pubblici da questa sorta di “governo ombra”, l’ex assessore al bilancio Luigi Berdini. Gli altri ex amministratori, ora presenti in Consiglio Comunale sui banchi dell’opposizione, ossia Lucentini, Zincarini e lo stesso Gismondi, non avranno incarichi specifici ma c’è da scommettere che saranno comunque protagonisti del lavoro del nuovo sodalizio.

Luca Craia

martedì 10 giugno 2014

Il primo consiglio targato Stranamore è già un pezzo di storia.




Due consigli comunali consecutivi, anche se a distanza di oltre otto mesi l’uno dall’altro, che scrivono la storia di Montegranaro. Il primo, quello della sfiducia a Gismondi, quello della storica interminabile arringa di Basso, la filippica contro il figlioccio prodigo, l’abbiamo archiviato con l’avvento del commissariamento numero due della storia cittadina (il primo, ricorderete, avvenne nel ’95 per la caduta di Di Battista). Il secondo è storia per una lunga serie di motivi:
  • la sinistra torna al potere dopo quindici lunghi anni, anche se, in questa sinistra, c’è una rilevante componente di destra, donde il nomignolo “stranamore” (ma non solo per quello);
  • Aronne Perugini risolve buona parte dei suoi problemi con la cervicale potendo finalmente guardare il pubblico di fronte e non più dal lato sinistro dell’emiciclo;
  • Endrio Ubaldi ritorna (a volte succede) a sedersi dov’era qualche anno fa, ma per guardare i suoi ex colleghi di maggioranza deve contorcersi verso destra;
  • Gastone Gismondi siede per la prima volta da consigliere di opposizione. Non ci è abituato e si vede. Ci vorrà un po’ per capire che non è più lui il sindaco;
  • Mauro Lucentini, invece, ha già sperimentato tutto: stare in maggioranza, all’opposizione, fare il consigliere semplice e il superassessore. E tutto nell’arco della sola scorsa consiliatura. Ora almeno dovrebbe avere un ruolo e uno solo, almeno così pare;
  • è la prima volta di un pentastellato a Montegranaro. C’è sempre una prima volta e di solito non si dimentica;
  • torna una donna a sedersi sulla sedia centrale (anche se sta scomoda e, a metà seduta, se la fa cambiare). Ancora una volta è espressione della sinistra;
  • assistiamo alla più lunga serie di ringraziamenti mai ascoltata da quelle parti, tanto che Basso, che in realtà non deve ringraziare nessuno, si adegua e ringrazia se stesso. Poi passa alle proposte indecenti;
  • l’opposizione dimentica totalmente la maggioranza, anzi, non se la fila proprio, e comincia a litigare con se stessa, ripartendo esattamente dallo stesso punto in cui ci eravamo lasciati a ottobre;
  • Graziano di Battista siede tra il pubblico in seconda fila: non era mai successo dal 1990. A un certo punto non resiste: si alza, fa per andare verso l’emiciclo, si riprende e lascia l’assise;
  • la sala è piena: la gente è attirata dall’odore del sangue e viene premiata dalle fiorettate tra i due ex sindaci presenti in consiglio;
  • il consiglio va in streaming, anche se va migliorato: a casa hanno visto e capito poco e non si vedevano né Gismondi né Lucentini (folle di fans deluse in lacrime). Soprattutto pare che non tutti abbiano capito bene cosa sia (o chi sia) ‘sto “striminghe”;
  • i microfoni funzionano: era dei tempi del compianto Delmaide che non accadeva.

A breve una nuova puntata. Probabilmente non sarà così avvincente, probabilmente non ci sarà lo stesso pubblico numeroso, caldo e accaldato.

Luca Craia