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mercoledì 17 febbraio 2016

L’armata Brancamancini alla Fiera di Rho



Poi già lo so che mi risponderanno che hanno economizzato, che si sono mangiati in panino con la frittata portato da casa, che sono andati piano per consumare poco, ma sempre che andare in cinque al MICAM per rappresentare l’Amministrazione Comunale e la sua vicinanza agli imprenditori montegranaresi mi pare un po’ eccessivo. Anche perché la vicinanza bisognerebbe dimostrarla coi fatti, prendendo iniziative, inventandosi strategie, incontri, assistenza. Invece, da questo lato, il vuoto più assoluto. Ma si va a Milano in cinque, più che altro a farsi le fotografie, verrebbe da dire.
E lo si fa nel momento in cui si chiedono maggiori sacrifici ai cittadini, dopo aver fatto pagare la TASI al massimo (mentre altri comuni l’hanno tolta direttamente), dopo avere addirittura fatto pagare il pulmino ai bambini della scuola che vanno in piscina. Non che cambi qualcosa, intendiamoci, è più che altro una questione di atteggiamento. Direi che sarebbe stato più sobrio e probabilmente più apprezzabile andarci, magari, solo in due, lasciando gli altri a casa a lavorare per la collettività, magari a inventarsi qualche strategia che sostenga davvero i nostri imprenditori.

Luca Craia

giovedì 22 ottobre 2015

Rodi: ma quali contributi agli imprenditori? A me non ha dato niente nessuno.




In riferimento al mio testo apparso qualche giorno fa su questo blog (http://laperonza.blogspot.it/2015/10/il-comune-agevola-gli-imprenditori-ma.html) che contestava a Beverati il fatto di aver dichiarato di sostenere l’imprenditoria locale in tempi di crisi ma non spiegava come, mi scrive Giovanni Di Chiara, titolare della ditta Rodi Pellami. Vi trascrivo la sua breve ma precisa mail qui sotto, poi le conclusioni le tirate voi.

Buonasera
Ho partecipato per la seconda volta alla fiera Creamodaexpo ma confermo di non aver ricevuto nessun contributo da parte delle istituzioni comunali e da nessun altro ente. Le spese sostenute sono state totalmente a carico della mia azienda.
Saluti
Giovanni Di Chiara


Luca Craia

lunedì 24 marzo 2014

Don Diego Della Valle, lo Zorro de noantri




Che Diego, comunemente indicato da chi non lo ama molto come “lu casettà” (il casettano, dalla frazione di Sant’Elpidio a Mare che gli ha dato i natali e dove tuttora risiede), non sia un distillato di simpatia appare evidente e, del resto, egli stesso non compie grandi sforzi per rendersi simpatico. Tuttavia, nonostante nel Piceno, al quale eppure dà lustro, collezioni miriadi di detrattori, egli diventa ogni giorno più interessante e accattivante. Lo diventa perché dice quello che gli altri si limitano a pensare, vedi gli attacchi alla dirigenza Fiat e, ultimo, quello all’ad di Ferrovie dello Stato, indicando, con quattro parole caustiche, quelli che sono innegabilmente mali pesanti del nostro tempo.
Ma Della Valle è soprattutto un esempio da seguire per i nostri imprenditori. Il nostro Zorro piceno, incredibile ma vero spende soldi per la propria città. Investe, don Diego, in servizi per i propri concittadini. Utilizza parte degli utili della sua azienda per dare servizi fondamentali ai propri dipendenti. E, assurdo anche solo a pensarci per i suoi colleghi calzaturieri, tutti intenti a finanziare questa o quella squadra sportiva, Diego della Valle spende soldi per la cultura!!!!
Che mister Tod’s abbia anche la proprietà della Fiorentina calcio lo sappiamo tutti. Ma ricordiamoci del Colosseo, ad esempio. E dei tanti piccoli e grandi investimenti che sta facendo a Casette d’Ete e a Sant’Elpidio a Mare. E pensiamo solo per un instante cosa potrebbe accadere se ogni imprenditore si comportasse nello stesso modo, partecipando delle spese per la collettività, promuovendo cultura. Immaginiamo cosa potrebbe diventare, ad esempio, la nostra regione e, in particolare, il nostro Piceno se tutti i piccoli imprenditori, commisuratamente alle proprie possibilità, investissero parte degli utili per far crescere il territorio, finanziando infrastrutture, recuperando i beni culturali di cui disponiamo in quantità ma che se ne stanno a macerare nel dimenticatoio.
Della Valle non è un missionario: quello che fa lo fa sia per senso civico sia perché ne ha un ritorno: pubblicità, immagine, credibilità. Questo vale anche per imprenditori più piccoli di lui. Ma è una questione di mentalità. E di sentirsi anche un po’ Zorro.

Luca Craia