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domenica 31 gennaio 2016

Come ti frego il popolo coi social network



Ed eccoci qua, tutti imbizzarriti, tutti sovreccitati, tutti pronti alla pugna. I pro e i contro, i bianchi e i neri, i guelfi e i ghibellini. Siamo un popolo che si impacchia con le divisioni, con le tifoserie, con dover per forza stare da una parte piuttosto che da un’altra. Così, in questo fine settimana, quelli che non si sono fatti obnubilare il cervello da palloni di varie misure sono lì, sulle piazze virtuali chiamate social network, a scannarsi virtualmente su quanta gente ci fosse al Circo Massimo, su quanto sia sbagliato che una coppia omosessuale adotti un bambino, su quanto sia bella la famiglia tradizionale e su quanto sia incita la Meloni.
E c’è davvero chi si infiamma, chi combatte spada tratta, chi è pronto a staccare la testa all’avversario perché ha ragione lui. Belle teste impegnate in discussioni inutili, tanto le decisioni sono già state prese o non si prenderanno mai. Intanto, però, questioni d’altra natura, che ci riguardano, che coinvolgono il nostro futuro e la nostra esistenza, passano in secondo, terzo piano. Sono dimenticate, accantonate.
Perché, vedete, a parte come la possa pensare sul discorso coppie di fatto, adozioni, omosessuale eccetera, sono questioni che non mi cambiano la vita, né la cambiano alla stragrande maggioranza degli Italiani. Sono altre le questioni che la cambiano, e anche pesantemente. Ma di quelle non parliamo, non ci scanniamo per quelle.
E il dubbio mi assale: non sarà mica che qualcuno crei ad arte queste discussioni così, tanto per tenerci la testa impegnata e nel frattempo fare come gli pare? Non è che, magari, hanno trovato il modo per rimbecillire pure quelli che non si fanno rimbecillire dal pallone? Può anche essere…

Luca Craia