Visualizzazione post con etichetta arabi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta arabi. Mostra tutti i post

mercoledì 29 giugno 2016

Il problema dell’ “Hotel Haus” si sposterà al centro storico? Allora sarà risolto.



Siamo in molti a temere che la questione del palazzo Leombruni-Botticelli, il cosiddetto Hotel Haus nostrano, andrà a interessare (e ad aggravare) il centro storico. Le cinque famiglie che sembrerebbero rimaste senza alloggio, anche se a tutt’oggi nessuno le ha cacciate e avrebbero tutto il tempo di trovare una nuova casa, molto probabilmente andranno a chiedere sostegno ai servizi sociali comunali. Questo potrebbe significare che il Comune provvederà a trovare un alloggio provvisorio che, visto come vanno di norma le cose, diventerà di fatto definitivo. E gli alloggi disponibili sono tutti nel centro storico.
In questo modo si risolverebbe il problema delle famiglie senza casa ma si aggraverebbe quello della ghettizzazione del centro storico. Ora mi aspetto il solito coro dei benpensanti pronti a dare del razzista a chiunque soltanto osi toccare l’argomento ma, come ho più volte dichiarato, penso che la concentrazione di cittadini stranieri, specie della stessa etnia o della stessa matrice culturale, in una zona urbana ben definita equivalga alla costruzione di un ghetto. E costruire un ghetto è razzismo, porsi il problema no.
In questo modo il centro storico di Montegranaro diventerà ancora di più città araba, gli Italiani che vi risiedono diventeranno ancora di più ospiti a casa loro ma, soprattutto, gli stessi stranieri non avranno alcun motivo o stimolo per cercare di integrarsi. E questo è male per tutti.
Solo che, se tutto ciò accadrà nel centro storico, quartiere sconosciuto soprattutto alla politica e al governo cittadino, sarà come se il problema fosse risolto. Occhio non vede cuore non duole, e quello che accade nel centro storico, purtroppo, lo vede solo chi ci vive.

Luca Craia

lunedì 11 gennaio 2016

Integrazione e volontà di integrarsi. Lo sforzo tocca allo straniero.



Se ne parla davvero troppo poco ma il fatto è gravissimo. Mi riferisco alle violenze sessuali, perché di quello si tratta, non d’altro, perpetrate da arabi contro donne occidentali in Germania. È l’ennesima dimostrazione di quanto le nostre culture siano lontane e difficilmente conciliabili, specie in un momento in cui le tante comunità musulmane sparse in Europa dovrebbero compiere sforzi nuovi e profondi per convincerci della possibilità di integrazione tra le nostre civiltà.
Ed è proprio questo il punto: non dobbiamo più essere noi i promotori di iniziative dirette all’integrazione. Non dobbiamo essere noi a cercare l’incontro. Noi abbiamo già dato loro la possibilità di entrare in casa nostra, usufruire delle nostre strutture, lavorare nelle nostre imprese. Noi abbiamo già dato loro la possibilità di divenire cittadini italiani. Ora tocca a loro avvicinarsi e rinunciare a parte della loro cultura per adeguarsi (ripeto, adeguarsi) alla nostra, come dovremmo fare noi se andassimo nei loro paesi per viverci.
Invece, con le dovute eccezioni, ben inteso, il messaggio che arriva è ostile e, se nelle iniziative che spesso prendiamo per cercare di conciliarci traspare una volontà di avvicinamento da parte loro, poi nella vita quotidiana questo avvicinamento non è così forte, tutt’altro.
L’integrazione è possibile solo se gli stranieri vogliono davvero integrarsi e se sono disposti ad adeguare la loro cultura a quella del Paese che li ospita. Non è pensabile che il Paese ospite debba modificarsi culturalmente per favorire l’integrazione degli stranieri. Quando invece assistiamo ad atti gravissimi come quelli delle cronache recenti capiamo che siamo davvero lontanissimi dalla possibilità di integrare la cultura araba alla nostra.

Luca Craia