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domenica 24 maggio 2015

Ricordare Falcone combattendo il potere mafioso



Ne scrivo oggi a ragion veduta, perché ieri sarebbe stato davvero stucchevole. Ho assistito, come ogni anno, alla celebrazione della figura di Giovanni Falcone, cosa buona e giusta, alla quale quest’anno però non ho voluto partecipare. Il motivo è semplice: non credo che mettere una foto di Falcone serva a qualcosa se poi, ogni giorno, avallo il potere che il magistrato combatteva, per combattere il quale ha perso la vita. Falcone e Borsellino vanno celebrati, certamente, ma il loro esempio va seguito, ognuno nel nostro piccolo, ogni giorno, non chinando il capo di fronte al potere ma imponendo la sovranità di un popolo che oggi è sempre più prono, umiliato, esautorato.
Falcone è stato ucciso quando il vecchio sistema politico italiano stava crollando. Tangentopoli smantellava la prima repubblica e tutte le sue connessioni con il malaffare, così la mafia cambiò strategia: eliminò il vertice di quel movimento culturale che la minacciava e mutò il modus operandi fino ad allora sanguinario. Per riuscire in questo, però, era necessario inserire nello Stato il proprio controllo. Se prima era sufficiente avere dei politici asserviti, ora occorreva entrarci in maniera diretta. Ecco l’avvento di Berlusconi.
Non voglio trattare un argomento trito e ritrito, ma voglio riassumere in poche righe quello che penso sia successo: Berlusconi, uomo controllato direttamente da cosa nostra, apre le porte dello Stato alla malavita organizzata. Dietro di lui si fa strada un nuovo sistema di potere dove anche l’opposizione viene ampliamente controllata e svolge il proprio ruolo in maniera blanda, concentrandosi su sciocchezze come bunga bunga e vizietti sessuale la propria azione piuttosto che agire sulle malefatte del governo. Così anche quando la stessa opposizione passa a governare poco cambia. In sostanza si è giocato, si è fatto finta, si è fatto del wrestling politico.
E arriviamo a oggi: oggi non c’è un governo eletto, c’è un parlamento incostituzionale, c’è un’opposizione ridicola e si approva una legge elettorale che condanna l’Italia a essere governata in futuro da governi eletti con un sistema contrario ad ogni forma di rappresentatività e minoritari rispetto al popolo. In tutto questo il vantaggio è che la mafia non ha più bisogno di ammazzare nessuno per controllare il potere.

Luca Craia

giovedì 15 gennaio 2015

Arridatece Berlusconi!



Mi manca tanto Berlusconi. Ma davvero tanto. Ma voi ve lo ricordate come si stava bene con Berlusconi? Eravamo tutti amici, tutti affratellati dalla lotta contro questo nemico comune, questo lestofante fantastico, sfacciatamente brigante, questo impunito violatore di leggi e regole. L’uomo, si sa, ha bisogno di un nemico e quale nemico poteva essere migliore di questo magnifico furfante per poter unire persone di estrazione sociale diversa, diversa condizione economica, diversa cultura politica ma tutti accomunati dal senso di schifo per il laido comportamento di questo nanerottolo saltellante rialzato su tacchi nascosti.
Certo, oggi abbiamo Renzi da detestare, ma vuoi mettere? Berlusconi se ne inventava centinaia al giorno per farci imbufalire, Renzi a malapena riesce a combinarne due o tre. Non ha la capacità collante di essere nemico unico, di accomunarci tutti nella lotta contro di sé. Ed è per questo che oggi siamo tutti sbriciolati, sparsi in mille rivoli, disgregati. Il potere aggregante dell’odio verso Berlusconi non c’è più ma c’è ancora il bisogno di un nemico politico. Renzi non ce la fa a catalizzare questo bisogno ed ecco qua che ognuno si crea il nemico personalizzato: tutti contro tutti.
Intendiamoci: l’unione contro Berlusconi in assenza di qualsiasi progetto politico, col solo collante di essere, appunto, contro ha prodotto i vari Monti, Letta e Renzi e la situazione di estrema prostrazione in cui giace la Repubblica Italiana. Bisognerebbe unirsi intorno a un’idea, a un disegno, un programma comune. Ma gli Italiani non sono abituati a queste cose, sono sempre stati disuniti: prima in tanti staterelli, poi la parentesi dittatoriale che ci ha costretti al pensiero unico, poi il sistema multipartitico dove ognuno fondava il suo schieramento politico, infine questo pasticcio in cui siamo ora dove continuiamo a creare partiti ma in realtà il pensiero unico domina e divide romanamente. E allora ridatece Berlusconi, almeno smettiamo di tirarci le sedie tra noi e le tiriamo a lui.

Luca Craia

venerdì 14 marzo 2014

La dama bianca e il Popolo della Libertà di fare come ci pare.



Pensare a una donna, inserita in un contesto di potere tanto da essere spudoratamente sfoggiata dal Presidente del Consiglio (fortunatamente ex) in un incontro internazionale, che si porti a spasso in valigia 24 chili di cocaina così, come fosse la farina per la pizza ti fa credere che stiamo parlando di una deficiente, delinquente ma deficiente. Invece, a pensarci bene e conoscendo certi ambienti, appunto, di potere, la spiegazione potrebbe essere un’altra, ossia che siamo di fronte all’ennesimo episodio di deriva da delirio di onnipotenza, la conseguenza estrema della Milano da bere, il risvolto ultimo della filosofia dell’estrema libertà intesa, per citare Guzzanti, come “facciamo un po’ come cazzo ci pare”, tanto non ci può fare niente nessuno. È lo stesso concetto che Berlusconi ha sempre adottato e promulgato, assimilato anche a livelli estremamente periferici da politicucci locali e satrapetti da quattro soldi, che ora beccano sorpresi avvisi di garanzia e condanne con lo stupore di chi è convinto di non aver fatto niente di male, di aver solo esercitato la propria libertà di fregarsene delle regole.

Luca Craia

martedì 11 febbraio 2014

Trappola perfetta: Renzi ci casca con tutte e due le scarpe



È sbagliato dare per morto Berlusconi, è impossibile sottovalutarne la scaltrezza politica e la tattica contro l’avversario. Renzi l’ha fatto e ora ne paga le conseguenze. Berlusconi ha tessuto una trama finissima da ragno cannibale della democrazia quale è sempre stato e Renzi, falenone svolazzante, ci è finito dentro, caduto nella trappola con tutte le scarpe.
Il progetto di riforma della legge elettorale partorito dall’accordo tra i due leader era con ogni evidenza invotabile per gran parte dei Piddini. Renzi, però, l’evidenza non l’ha notata o, peggio ancora, ha peccato di supponenza ritenendosi in grado di far confluire le mille derive correntiste che caratterizzando il Pd nella sua proposta. Ma, al momento, pare che abbia avuto torto.
E probabilmente è quello che Berlusconi auspicava e sperava: il nuovo leader della “sinistra” italiana, tanto simile a lui quanto poco alla sinistra stessa, così pericoloso perché, appunto per questo, in grado di attingere voti nell’elettorato moderato e ancora irrazionalmente spaventato dai comunisti mangiabambini, rischia di essere neutralizzato.
L’accordo tra Renzi e Berlusconi, a detta di entrambi, non può essere modificato unilateralmente. Berlusconi fa anche sapere che, in buona sostanza, o lo si approva così com’è o non se ne fa niente. Ergo: fallisse la riforma della legge elettorale Renzi se ne addosserebbe la piena responsabilità con tre conseguenze: perdita di credibilità come leader, perdita di consensi per il partito, guadagno politico sotto ogni profilo per Berlusconi. La stessa trappola, riveduta e corretta, in cui era caduto una ventina d’anni fa il volpone D’Alema. Per la serie, un po’ d’umiltà e intelligenza messe insieme a volte aiuterebbero.

Luca Craia

giovedì 16 gennaio 2014

Il nuovo che avanza tratta volentieri coi delinquenti.



Non si tratta con i delinquenti, soprattutto a livello istituzionale. Berlusconi è stato condannato in via definitiva, è quindi un delinquente conclamato e, in quanto tale, non può essere interlocutore istituzionale per stabilire il futuro dell’Italia. Non è una questione di democrazia: se un certo numero di Italiani ancora indica come proprio leader un criminale vuole soltanto dire che quel certo numero di Italiani considera condivisibili le azioni criminali da lui commesse. Non si tratta con il boss della camorra perché quando viene arrestato ci sono metà degli abitanti dei quartieri spagnoli in rivolta contro la polizia. 
I delinquenti debbono scontare la loro pena e, nel caso specifico, la pena prevede anche l’interdizione dai pubblici uffici.  Lo stesso portavoce di Berlusconi, Denis Verdini, col quale Renzi parla per poter essere ricevuto dal capo supremo della banda Forza Italia, ha già ottenutoun rinvio a giudizio e risulta ancora indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato, bancarotta fraudolenta e finanziamento illecito ai partiti. Insomma, Renzi tratta volentieri con i criminali o con i presunti tali. E lo fa per questioni importanti come la legge elettorale. Questo sarebbe il nuovo che avanza. Andiamo bene.trattare con Berlusconi, contravviene alle disposizioni del giudice, perché va a stabilire una questione vitale per il Paese con un delinquente, uno che è stato condannato a non potersi più occupare nemmeno di un comune di 50 persone, figuriamoci di tutta l’Italia.
Luca Craia