venerdì 1 settembre 2017

Il business dell’emergenza e i marpioni della solidarietà



Brucia il verde italiano in un enorme falò estivo. Crolla il cuore dell’Italia sotto i colpi di un terremoto infinito. E tutto diventa business. Il fuoco parte dal business, ormai si è capito. Il fuoco non si accende da solo, lo accendono le persone, e lo fanno non solo perché qualcuno è talmente matto e scemo da farlo, ma anche e soprattutto perché col fuoco si fanno i soldi, e poco importa se si uccidono persone, se si sterminano animali, se si compromette irrimediabilmente l’ecosistema di un intero Paese. Contano i soldi.
Il terremoto viene da sé, ma c’è che è pronto, il giorno dopo, a fare il suo business. Come si fa il business col terremoto? Ci si infila nei comitati dei terremotati, si fa un po’ di solidarietà, ci si mette bene in mostra, si fanno foto, video, si aprono gruppi su Facebook, si creano associazioni. E tutto perché, poi, c’è da fare business, perché c’è il parente, il familiare, l’amico, il compagno di partito che fa il tecnico e deve lavorare o perché, magari, poi ci sarà da spartirsi i soldi degli eventi culturali o delle tante iniziative che si prenderanno più che altro per accontentare questi personaggi, che sono tanti e ben introdotti politicamente.
Ecco, questa è l’Italia. Ecco perché a ogni emergenza segue un’altra emergenza. Si vive di emergenze, e si plaudono questi personaggi che nell’emergenza pascolano.

Luca Craia

(foto dal web)

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