Brucia il verde italiano in un enorme falò
estivo. Crolla il cuore dell’Italia sotto i colpi di un terremoto infinito. E
tutto diventa business. Il fuoco parte dal business, ormai si è capito. Il fuoco
non si accende da solo, lo accendono le persone, e lo fanno non solo perché qualcuno
è talmente matto e scemo da farlo, ma anche e soprattutto perché col fuoco si
fanno i soldi, e poco importa se si uccidono persone, se si sterminano animali,
se si compromette irrimediabilmente l’ecosistema di un intero Paese. Contano i
soldi.
Il terremoto viene da sé, ma c’è che è
pronto, il giorno dopo, a fare il suo business. Come si fa il business col
terremoto? Ci si infila nei comitati dei terremotati, si fa un po’ di
solidarietà, ci si mette bene in mostra, si fanno foto, video, si aprono gruppi
su Facebook, si creano associazioni. E tutto perché, poi, c’è da fare business,
perché c’è il parente, il familiare, l’amico, il compagno di partito che fa il
tecnico e deve lavorare o perché, magari, poi ci sarà da spartirsi i soldi
degli eventi culturali o delle tante iniziative che si prenderanno più che
altro per accontentare questi personaggi, che sono tanti e ben introdotti politicamente.
Ecco, questa è l’Italia. Ecco perché a ogni
emergenza segue un’altra emergenza. Si vive di emergenze, e si plaudono questi
personaggi che nell’emergenza pascolano.
Luca Craia
(foto dal web)
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