L’Italia è
ormai il paese in cui ogni giorno si è costretti a farsi domande su ciò che la
legge ha da tempo teoricamente stabilito come certezza. Le risposte sempre più
di rado arrivano dai precedenti di diritto o almeno alla logica: si naviga
insomma a vista, in modalità “io speriamo che me la cavo”.
O meglio, le
risposte sono tutt’al più ipotesi, fino al momento in cui viene calata la carta
finale, che quasi sempre dà la cittadinanza come perdente, soprattutto da
quando è invalso l’uso di riformare settori chiave della vita pubblica a colpi
di decreti legge, che si tratti di lavoro, istruzione o sanità.
Stavolta la
domandona riguarda il post sisma, o meglio il dopo Errani (fine mandato 9
settembre): a giorni verrà ufficializzata la nomina della deputata Paola De
Micheli a Commissario Straordinario per la Ricostruzione. L’onorevole De
Micheli, oltre ad essere membro della Direzione Nazionale del Pd e Vice
capogruppo Pd alla Camera, ricopre attualmente la carica di Sottosegretario di
Stato al Ministero dell'Economia e delle Finanze.
Abbastanza
ininfluente, ai fini della mansione che l'onorevole De Micheli andrebbe ora a
svolgere, è la sua carica di presidente della Lega Pallavolo Serie A.
Un’arma a
doppio taglio appare invece ai più la sua lunga esperienza imprenditoriale nel
mondo delle cooperative. Non solo perché la cooperativa da lei guidata per 5
anni come presidente e amminsitratore delegato (Agridoro Soc. Coop. a
responsabilità limitata) ha chiuso nel 2003 l’attività per liquidazione coatta
amministrativa, in seguito a protratto stato d’insolvenza. Si parla di arma a
doppio taglio perché Legacoop è la presenza predominante nel panorama degli
appalti post sisma, in primis quello per la fornitura e il montaggio delle SAE.
La domandona
dunque è: come si concilia l’incarico commissariale con tutti gli altri già
ricoperti dall’onorevole De Micheli? Per un ruolo di tale impegno, per una
ricostruzione mai avviata tanto da restare per legge “emergenza” fino al 28
febbraio 2018, è idonea una figura teoricamente già oberata di importanti
impegni istituzionali?
E soprattutto:
l’incompatibilità sancita da una legge dello Stato italiano – 7 articoli secchi
e puliti, una legge chiara e univoca, diversamente dalla quasi totalità di
quelle che compongono il nostro corpus normativo – vale o no anche per
l’onorevole De Micheli?
In base alla
legge 60/ 15 febbraio 1953, I MEMBRI DEL PARLAMENTO NON POSSONO RICOPRIRE
CARICHE O UFFICI DI QUALSIASI SPECIE IN ENTI PUBBLICI O PRIVATI, PER NOMINA O
DESIGNAZIONE DEL GOVERNO O DI ORGANI DELL'AMMINISTRAZIONE DELLO STATO (art.1);
nel caso in cui la Giunta parlamentare per le Elezioni determini effettiva
incompatibilità,entro 30 giorni i deputati DEVONO OPTARE TRA LE CARICHE CHE
RICOPRONO E IL MANDATO PARLAMENTARE.
In base a
quanto sancito dalla legge 60/15 febbraio 1953 l’onorevole De Micheli saprà
rinunciare al suo seggio parlamentare e di conseguente al sottosegretariato?
Non si corre
forse il rischio che qualsiasi decisione da lei presa in veste di Commissario
venga vanificata da un successivo accertamento di incompatibilità, portando
ulteriore caos nelle già ingarbugliate carte della ricostruzione?
Vabbè,
obietterà qualcuno, l’Italia è il paese delle deroghe. Ma la legge
sull’incompatibilità del mandato parlamentare è una delle buone barriere di
garanzie rimaste a frenare la concentrazione di deleghe e poltrone in poche e
non sempre affidabili mani.
Perché allora
creare un precedente abbastanza clamoroso e francamente pericoloso?
O forse un
nome “impossibile” viene proposto per poi far saltare fuori all’ultimo momento
dalla scatola un altro nome ancora più “impossibile”?
Chissà se
qualcuno saprà rispondere a queste domande. Magari la stessa De Micheli,
rinunciando al suo mandato parlamentare un minuto dopo aver accettato la nomina
a commissario.
Sarebbe più o
meno la prima volta che in Italia qualcuno molla volontariamente la poltrona, o
meglio il trono politico.
Però noialtri
si rimane inguaribili sognatori
Eleonora Tiliacos
(foto Francesco Riti che ringraziamo per la concessione)
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