Zitti zitti, quatti quatti, ieri ad Ancona hanno varato il piano
scuole: 137 milioni di Euro, di cui 15 della Regione Marche, per realizzare
quaranta plessi a prova di terremoto. Molto bene, viene da dire. Mettere in
sicurezza o ricostruire le scuole non sicure in una regione ad elevatissimo
rischio sismico deve essere una priorità e, infatti, la Regione Marche emette
un comunicato piuttosto tronfio. Il problema è che, nel comunicato, non c’è
scritto che, nel piano scuole, ci sono anche tre nuovi edifici scolastici per
Visso, Muccia e Valfornace. Anche qui si dirà: bene. Ma la cosa qualche
perplessità la suscita, tanto che il comunicato della Regione si guarda bene
dal parlarne.
Mi spiego: costruire scuole, spendendo due milioni e mezzo di Euro,
con progettazioni immediate e tempi corti, in un contesto di spopolamento
radicale e in fase di consolidamento, appare davvero illogico. Costruire scuole
senza aver intrapreso politiche di ripopolamento e ricostituzione delle
comunità sociali ed economiche che vi gravitano attorno, è come fare il tetto prima
di aver costruito la casa. Costruire scuole quando buona parte della
cittadinanza che dovrà portarci i figli è ancora dispersa ai quattro angoli
delle Marche a causa di una politica scellerata attuata dagli stessi che ora
spendono soldi per costruire scuole è, a dir poco, assurdo. Lo hanno capito
anche diversi genitori della zona che hanno chiesto sì la costruzione di un
plesso sicuro, ma comprensivo e unico per tutta l’area. Naturalmente sono
rimasti inascoltati nonostante una raccolta firme. Quindi si procederà a questo
nuovo assurdo spreco di denaro pubblico, mentre le opere prioritarie sono ferme
e le azioni per consentire alla gente di tornare nella loro terra non si vedono.
In tutto questo si sente fortissimo il silenzio delle opposizioni. Per
carità, sporadicamente ci sono prese di posizione forti, comunicati stampa
indignati, accuse pesanti. Ma azioni politiche vere e proprie, da quasi dieci
mesi, non se ne sono viste. Si potevano fare manifestazioni, si potevano
fare interrogazioni e interpellanze, si potevano intraprendere iniziative di
grande impatto. Non sono io a dover suggerire a politici più o meno navigati come fare
opposizione e tutelare i diritti di un’intera popolazione evidentemente vessata
da una politica miope o colpevole. Ma non si è visto nulla, da nessuno
schieramento, nemmeno dalla nuova politica, evidentemente disinteressata alla
vicenda.
Non ha senso, politicamente parlando. Perché, a parte il ruolo del
rappresentante politico che dovrebbe fare gli interessi dei cittadini sia dal
governo che dall’opposizione, e qui gli interessi dei cittadini se ne sono
andati a farsi benedire da un bel po’, in questo atteggiamento non si vede
nemmeno il tornaconto politico ed elettorale che, pure, fa parte del gioco. Un’occasione come
quella del terremoto e della fallimentare gestione dell’emergenza, per
incalzare il governo dai banchi della minoranza e per metterlo in difficoltà
ogni cinque minuti, dovrebbe essere oro colato, anche perché la maggioranza si
impegna fortemente a non acchiapparne una e, se qualcuna la prende, la prende per
sbaglio. Eppure niente, dall’opposizione c’è solo silenzio, immobilismo, tacito
assenso. Da parte di tutte le forze politiche, intendiamoci, nessuna esclusa. E
poi pensare a disegni superiori sarebbe fantapolitica?
Luca Craia
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