venerdì 9 giugno 2017

Terremoto: varato il piano scuole. Scatoloni vuoti. Il silenzio delle opposizioni.




Zitti zitti, quatti quatti, ieri ad Ancona hanno varato il piano scuole: 137 milioni di Euro, di cui 15 della Regione Marche, per realizzare quaranta plessi a prova di terremoto. Molto bene, viene da dire. Mettere in sicurezza o ricostruire le scuole non sicure in una regione ad elevatissimo rischio sismico deve essere una priorità e, infatti, la Regione Marche emette un comunicato piuttosto tronfio. Il problema è che, nel comunicato, non c’è scritto che, nel piano scuole, ci sono anche tre nuovi edifici scolastici per Visso, Muccia e Valfornace. Anche qui si dirà: bene. Ma la cosa qualche perplessità la suscita, tanto che il comunicato della Regione si guarda bene dal parlarne.
Mi spiego: costruire scuole, spendendo due milioni e mezzo di Euro, con progettazioni immediate e tempi corti, in un contesto di spopolamento radicale e in fase di consolidamento, appare davvero illogico. Costruire scuole senza aver intrapreso politiche di ripopolamento e ricostituzione delle comunità sociali ed economiche che vi gravitano attorno, è come fare il tetto prima di aver costruito la casa. Costruire scuole quando buona parte della cittadinanza che dovrà portarci i figli è ancora dispersa ai quattro angoli delle Marche a causa di una politica scellerata attuata dagli stessi che ora spendono soldi per costruire scuole è, a dir poco, assurdo. Lo hanno capito anche diversi genitori della zona che hanno chiesto sì la costruzione di un plesso sicuro, ma comprensivo e unico per tutta l’area. Naturalmente sono rimasti inascoltati nonostante una raccolta firme. Quindi si procederà a questo nuovo assurdo spreco di denaro pubblico, mentre le opere prioritarie sono ferme e le azioni per consentire alla gente di tornare nella loro terra non si vedono.
In tutto questo si sente fortissimo il silenzio delle opposizioni. Per carità, sporadicamente ci sono prese di posizione forti, comunicati stampa indignati, accuse pesanti. Ma azioni politiche vere e proprie, da quasi dieci mesi, non se ne sono viste. Si potevano fare manifestazioni, si potevano fare interrogazioni e interpellanze, si potevano intraprendere iniziative di grande impatto. Non sono io a dover suggerire a politici più o meno navigati come fare opposizione e tutelare i diritti di un’intera popolazione evidentemente vessata da una politica miope o colpevole. Ma non si è visto nulla, da nessuno schieramento, nemmeno dalla nuova politica, evidentemente disinteressata alla vicenda.
Non ha senso, politicamente parlando. Perché, a parte il ruolo del rappresentante politico che dovrebbe fare gli interessi dei cittadini sia dal governo che dall’opposizione, e qui gli interessi dei cittadini se ne sono andati a farsi benedire da un bel po’, in questo atteggiamento non si vede nemmeno il tornaconto politico ed elettorale che, pure, fa parte del gioco. Un’occasione come quella del terremoto e della fallimentare gestione dell’emergenza, per incalzare il governo dai banchi della minoranza e per metterlo in difficoltà ogni cinque minuti, dovrebbe essere oro colato, anche perché la maggioranza si impegna fortemente a non acchiapparne una e, se qualcuna la prende, la prende per sbaglio. Eppure niente, dall’opposizione c’è solo silenzio, immobilismo, tacito assenso. Da parte di tutte le forze politiche, intendiamoci, nessuna esclusa. E poi pensare a disegni superiori sarebbe fantapolitica?

Luca Craia

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