Penso che, chi non viva le vicende montegranaresi ma le guardi da
fuori, si diverta un sacco. Ad esempio, uno di fuori, si potrebbe domandare
quanti cavoli di blog ha Montegranaro, visto che gli assessori, quando parlano
dell’unico blog che parla di politica locale, questo, non lo nominano ma dicono
“qualche blog”. Debbono essercene decine. Poi c’è la versione nostrana della
vecchia barzelletta dei dati della questura e dei dati degli organizzatori, che
da noi diventano i dati del Comune e quelli della gente. E poi c’è la
spavalderia, la disonestà intellettuale, l’uso strumentale della posizione
istituzionale per infangare chi critica.
Del resto la nuova politica, anzi, il nuovo regime, non potendo – ancora
- far uso di mezzi più efficaci come l’odio di ricino e il gentil manganello,
quandanche del pilone di cemento, utilizza il collaudato metodo Boffo, che
funziona quasi sempre. Come funziona? Semplice, si sputtana chi critica, si
utilizzano carisma e posizione per far passare tra le masse informazioni
distorte in modo che chi ha osato muovere appunti al potere venga quanto meno
delegittimato, quando non linciato mediaticamente. Del resto si sa, la gente
legge spesso solo i titoli, e dire che uno ha detto o scritto una cosa è
facilissimo, tanto pochi si prenderanno la briga di leggere e verificare se è
vero: troppa fatica.
Così ieri l’assessore Roberto Basso, coadiuvato dal galoppino di
Ubaldi, Paolo Gaudenzi, (come si noterà io non dico “qualche assessore”, mi
prendo la responsabilità di quello che scrivo), sul profilo Facebook del primo
(che tra l’altro non posso leggere in quanto l’assessore Basso,
democraticamente, mi ha bloccato, così può dire di me quello che vuole)
accusavano il sottoscritto, guardandosi bene dal nominarlo ma facendo chiari riferimenti
(qualche blog significa questo blog, non ce ne sono altri), di alcune cosette
non propriamente esatte. La prima, quella di essermi inventato i problemi
relativi alle notti più o meno bianche del Veregra Street. Però, insieme a me,
pare che se lo sia inventato anche la stampa, visto che entrambe le testate locali
parlano della stessa cosa, anzi, la mettono pure più grave di quanto l’avessi
messa io. Quindi siamo tutti bugiardi, anche se, a parte tutto, sarebbe bastato
alzarsi la domenica mattina e farsi un giro, schivando chiazze di vomito come
fosse un campo minato, per scoprire i danni degli ubriachi.
La seconda, quella secondo me più grave, è l’accusa di avercela coi
giovani. Non ho mai scritto nulla contro i giovani, non ce l’ho coi giovani,
non ho mai pensato niente di negativo relativamente alla gioventù. Posso aver
parlato di giovani che si ubriacano e fanno danni, e questo è un problema
oggettivo, anche se abbondano anche i meno giovani che fanno la stessa cosa,
magari credendosi giovani, ma questo non vuol dire che io abbia affermato che
la categoria dei giovani, nel suo intero, si ubriachi e faccia danni. I giovani
fanno tante cose buone, come quelle che citava Basso, e come quel giardinetto
messo a posto e ridonato al paese dagli Scout per poi essere massacrato pochi
giorni dopo da qualche avvinazzato. Né ce l’ho coi ragazzi di Città Vecchia
Young, contro i quali non ho mai speso una parola, nonostante alcuni loro
rappresentanti mi abbiano mandato messaggi che definire infuocati è un
eufemismo e nonostante le danze col mio nome protagonista dell’anno scorso.
Però leggersi e cercare di capire cosa ho veramente scritto non è comodo,
meglio credere all’assessore.
Funziona così. Ieri, su un gruppo legato al terremoto, un signore
riconducibile al PD, sotto un mio pezzo ha commentato: “ma si può credere a un
sito che si chiama L’Ape Ronza?”. E forse ha ragione lui. Forse è il caso di
cambiare nome al blog. Lo chiamerò Qualche, Qualche Blog, così gli assessori
almeno dovranno sforzarsi di trovare un altro modo di tirarlo in mezzo senza
nominarlo.
Luca Craia
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