La “sopravissana” è una pecora, ma una pecora molto particolare. Si
tratta di una specie autoctona dei Sibillini, allevata nei paesi dell’alto nera
fino alla fine della seconda guerra mondiale e poi sostituita da specie più
remunerative. La particolarità di questo animale è che ha sviluppato delle specifiche
fisiche per poter vivere in quota, nutrendosi di pascoli difficili, mangiando
cardi, spini. Per questo produce un latte speciale, con qualità organolettiche
uniche. Ne produce pochissimo, circa 1/6 di quanto può produrre una pecora
sarda, per fare un esempio.
La razza sopravissana è sparita, dicevamo, nel dopoguerra. Una decina
di anni fa alcuni allevatori hanno deciso di recuperare la razza,
intraprendendo un iter di ricerca genetica lungo, complesso, faticoso e
costoso. Lavorare con gli animali, selezionare la razza attraverso gli incroci,
non è come produrre un oggetto industriale: richiede grande impegno e pazienza,
perché un errore può fermarti o rimandarti indietro nella ricerca del
risultato. Oggi la sopravissana è una realtà concreta, una tipicità del nostro
territorio, e viene allevata con un sistema estremamente rispettoso dell’animale,
con un allevamento estensivo che evita ogni fattore di stress per la pecora
che, comunque, è bene precisarlo, non viene allevata per il macello ma solo per
latte e lana.
A proposito di lana è bene precisare qualcosa sulla tosatura della
pecora. Si tratta di un procedimento obbligato, in quanto la pecora non fa la
muta e, quindi, accumula il vello di stagione in stagione. Si tratta di una
mutazione genetica avvenuta migliaia di anni fa che fa sì che la pecora
necessiti di essere tosata in quanto, se non lo si facesse, l’animale avrebbe
conseguenze pesanti sulla propria salute che quasi sempre portano alla morte.
Per quanto riguarda la sopravissana, gli allevatori rispettano l’animale anche
in fase di tosatura, facendolo con la pecora sciolta e, quindi, evitando ogni
forma di sofferenza per la bestia.
A causa del terremoto i vari allevatori sono stati “costretti” a fare
quelle che loro chiamano “pubbliche relazioni” e che non sono altro che una
forma di solidarietà di categoria che ha fatto rinsaldare i rapporti fra loro
tanto da far nascere l’esigenza di unire le forze per raggiungere un obiettivo
comune: quello della radicalizzazione della razza sopravissana e della sua
diffusione. In quest’ottica, lo scorso marzo, è nata la prima rete di impresa
in questo campo, La Sopravissana dei Sibillini, un ente con personalità
giuridica e partita Iva che vede al suo interno tutti gli allevatori di queste
particolare specie di pecora: Luca Angeli, Giovanni
Angeli Giovanni, Mirko Angeli, Giorgio Togni, Luca Togni, Silvia Bonomi e
Riccardo Benedetti. Si sono messi insieme per dare un futuro a questa pecora
speciale, che un po’ simboleggia i Sibillini ma che soprattutto simboleggia la
voglia della gente dei Sibillini di guardare al futuro.
Luca Craia
(foto Sinvia Bonomi)
(foto Sinvia Bonomi)
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