Sono state bruciate vive, carbonizzate mentre erano coscienti,
sorprese nel sonno e svegliate dalle fiamme e dal calore e morte di una morte
impensabile, indicibile, orribile. Provo una pena smisurata per le tre vittime
del rogo e inorridisco nel pensare all’atrocità della fine che queste povere
piccole hanno subito per la crudeltà umana. Ma, ragionando sui fatti, provo
anche un profondo fastidio dall’ipocrisia degli Italiani, una stomachevole
falsità e un nauseante opportunismo che, nonostante il ribrezzo che io provi
per tutta la vicenda, credo sia giusto sottolineare.
Mi domando semplicemente cosa sarebbe accaduto se l’autore di questo
gesto disumano fosse stato un Italiano. Proviamo solo a immaginare le proteste,
le interrogazioni parlamentari, i comitati antirazzisti, i preti dell’accoglienza
col portafoglio pieno, le fiaccolate, le puntate di Porta a Porta con plastico,
lacrime e sermoni radical-buonisti, i sensi di colpa, le accuse al perfido
Popolo Italiano. E invece no, non è stato un Italiano. Quindi silenzio, nessun
problema.
Eppure il problema c’è, ed è un grande problema. È un problema che
investe i minori, che i nomadi Rom fanno vivere in condizioni disumane,
ignorando i diritti fondamentali dell’infanzia, il diritto allo studio, a un
futuro diverso. Ci sono leggi che regolano la custodia, la cura e l’educazione
dei minori, e queste leggi vengono sistematicamente violate nel caso dei nomadi.
Bambini mandati a chiedere l’elemosina, a rubare, bambini sporchi, maltrattati,
senza punti di riferimento, condannati a un’esistenza apolide in questo limbo
di ignavia in cui i Paesi sedicenti civili come il nostro li lasciano. E poi
accadono fatti come questo, in cui anime innocenti trovano una morte
terrificante stivate in un camper con altre quindici persone. C’è chi si
indigna, giustamente, perché un imbecille ha parcheggiato la propria macchina
sopra i fiori lasciati per le piccole vittime di questa tragedia. Non vedo
nessuno indignarsi per come vivevano queste povere anime, per come vivono
migliaia di bambini e per i pericoli che corrono. E questa è ipocrisia. Della
peggior specie.
Luca Craia
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