La morte di
un uomo è sempre una cosa deprecabile ed è stucchevole doverlo ripetere ogni
volta che si parli della morte di un delinquente. Tocca ripeterlo per chiarire
il punto, per non dare modo ai soliti benpensanti di attaccarti fin dalle prime
parole. Però un delinquente è un delinquente, e un delinquente che muore nell’atto
di delinquere non viene lavato delle sue colpe solo per il fatto che muore:
rimane delinquente, morto ma delinquente.
Per questo
sono trasalito nell’apprendere dell’atto di “generosità” della famiglia di
Petru Ungureanu, il ladro rumeno
rimasto ucciso dal fucile del derubato che ha esploso un colpo evidentemente
per difendere se stesso e la proprietà. Il fratetello del ladro ha pronunciato
queste parole: “io e la mia famiglia perdoniamo Mario Cattaneo (il derubato
sparante, ndr) davanti a Dio: non vogliamo vendetta ma solo giustizia”.
Io credo che un uomo debba avere il diritto
di difendere se stesso e i suoi beni, anche usando la forza. Il “povero” ladro
non sarebbe morto se non avesse minacciato chi gli ha sparato, nella sua
persone e nei suoi beni. Con questo non auspico l’uso della forza che sarebbe
inutile se in Italia vi fossero leggi migliori e forze dell’ordine messe in condizione
di agire. Purtroppo questo non è, per cui capita che i cittadini debbano
difendersi da soli, con tutte le conseguenze negative del caso.
Ma che i familiari del delinquente ucciso si
sentano nella posizione addirittura di perdonare quella che, non avesse
sparato, sarebbe la vittima di un criminale, e quel criminale altri non è che
il loro congiunto, sembra davvero grottesco. Ma è giustificato dai media, dall’atteggiamento
dei benpensanti di cui sopra e addirittura dalle leggi italiane nella loro inefficienza
nel difendere i cittadini.
Luca
Craia
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