lunedì 27 febbraio 2017

È partita la beatificazione mediatica del ladro. “È un bravo ragazzo”



Un ladro non è un bravo ragazzo. Uno che vive nell’illegalità, con almeno tre nomi falsi, non è un bravo ragazzo. Non è un “bravo ragazzo” uno che scappa con un’auto rubata e cerca di travolgere dei Carabinieri.

Questa, signori miei, è l’Italia. Questo è il Paese in cui, a fronte di una naturale mobilitazione popolare a sostegno di un tutore dell’ordine che, nell’adempimento del proprio dovere, spara a un delinquente, ora parte la solita campagna radical come una sorta di beatificazione del criminale ferito e forse ucciso. È un concetto pregiudiziale, minoritario nella società italiana ma forte perché presente in massa sui media, ed è pericoloso perché, ancora una volta, per una questione ideologica, apre la consueta diatriba tra tifoserie, tra buoni e cattivi, tra progressisti e retrogradi.
Il punto è che far passare il delinquente per vittima non giova a nessuno. Non giova al criminale che, comunque, la sua pallottola in testa ce l’ha già. Non giova al Carabiniere che, oltre ai guai che già deve passare per un ordinamento assurdo, ora vede montare contro di sè una subodola campagna denigratoria che vuole trasformarlo in assassino. Non giova al Paese che, così facendo, non troverà mai il coraggio di adottare leggi più idonee a combattere la criminalità.
Credo che vada chiarito una volta per tutte che, pur essendo la morte di un uomo sempre cosa deprecabile, in questo caso a morire è il cattivo, quello che, fossero andate diversamente le cose, avrebbe ucciso il carabiniere e magari qualche suo collega. Un ladro non è un bravo ragazzo. Uno che vive nell’illegalità, con almeno tre nomi falsi, non è un bravo ragazzo. Non è un “bravo ragazzo” uno che scappa con un’auto rubata e cerca di travolgere dei Carabinieri. Non lo è e non potrà mai esserlo.
E se la fidanzata in lacrime e il padre affranto possono essere un’immagine triste e smuovere commozione e solidarietà umana, ciò non sposta di un millimetro il fatto che a sparare sia stato quello dalla parte del bene e a prendersi una pallottola c’è il cattivo. Certo, meglio sarebbe stato se non fosse morto nessuno ma, se per evitare che un uomo, che per missione ha quella di proteggere i cittadini, debba morire per mano di un delinquente, quest’ultimo debba prendersi un colpo di pistola, io non vedo alcun eccesso.
Penso invece che chi monta campagne in senso contrario un esamino di coscienza dovrebbe farselo. Perché far diventare il carabiniere una specie di carnefice è un’operazione vergognosa. È vergognosa nei confronti del carabiniere stesso ma è vergognosa nei confronti dell’Italia tutta che ha bisogno di leggi migliori, di un ordinamento che tuteli maggiormente le persone oneste piuttosto che chi delinque. Questo non vuol dire che si debba dare licenza di uccidere alle forze dell’ordine. Ma certamente ora siamo sull’eccesso contrario.
                                      
Luca Craia

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