martedì 20 settembre 2016

Quando un funzionario emette sentenze di vita e di morte



Alessandro Maccioni, direttore Area Vasta 3 Marche


Conobbi Moreno in prima liceo. Era il mio compagno di banco, all’ultima fila di quell’aula enorme al primo piano dei Salesiani di Macerata, di fronte al laboratorio di fisica. Era un rocker spinto e ci piacemmo subito. Fu lui a placcarmi impedendomi di farmi espellere quando mi lanciai tra i banchi per picchiare il professore di matematica. Fu lui a farmi conoscere tanti gruppi rock che non conoscevo. Eravamo buoni amici ma la vita ci separò, allontanando le nostre strade.
Ho ritrovato Moreno, anche se solo virtualmente, grazie a Facebook e ho scoperto che è affetto da SLA. La SLA non è una malattia simpatica da prendersi perché è una cosa che ti annulla piano piano, anche se, grazie a Dio, la mente del mio amico è ancora brillante come sempre. Voglio raccontarvi la sua storia perché è l’emblema, forse, del perché l’Italia è l’Italia e non, per esempio, la Germania.
Moreno ha scoperto, tramite il suo neurologo, che il farmaco GM604 porta grande giovamento per la sua malattia. Non lo guarisce, ben inteso, ma lo fa vivere meglio e, presumibilmente, più a lungo. Solo che questo farmaco in Italia non si trova. Pace, direte, lo facciamo venire da dove si trova. Bene: per poterlo far venire in Italia, Moreno ha dovuto ingaggiare una battaglia legale contro la ASUR che non intendeva fornirgli questo servizio. Moreno ha vinto la sua battaglia e ha potuto fare un primo ciclo di cure con il farmaco GM604, ciclo di cure che gli ha portato grande giovamento. Solo che ora è necessario importare di nuovo il prodotto per poter fare un nuovo ciclo. Anzi, era necessario cinque mesi fa, ma il direttore generale dell’Area Vasta 3 Marche, Alessandro Maccioni, uno dei tanti burocrati italiani che dovrebbero decidere sulle nostre vite percependo stipendi che noi mortali non possiamo nemmeno immaginare, prima ha deciso di non decidere per mesi e poi, dopo il clamore che la vicenda stava suscitando, ha deciso, motu proprio, che Moreno dovrebbe richiedere una nuova sentenza della magistratura ogni qual volta termini il farmaco e debba riapprovvigionarsi. Quindi Moreno dovrebbe ricorrere alle vie legali, con i tempi che tutti conosciamo, ogni volta che abbia bisogno di farsi arrivare la medicina che lo fa vivere.
Eviterei ogni ulteriore commento, mi pare superfluo, mi pare che la storia dica tutto da sé. È una storia che parla di persone, di vite umane, di sofferenze e di altre persone che, da dietro una scrivania, sfogliando libri di legge e, assumendosi responsabilità non proprie, magari col solo intento di non modificare quel bel risultato economico conseguito e che è valso una bella pacca sulla spalla dell’onorevole X, prendono decisioni. Che conseguenzialmente a tutto questo ci siano esseri umani che soffrono poco conta. Tanto lo stipendio, a fine mese, arriva comunque.
E questa è l’Italia, dove il cittadino è un numero sul bilancio, dove la vita conta meno del denaro, dove un burocrate firma le condanne.

Luca Craia

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