sabato 2 luglio 2016

La cultura musulmana come potenziale pericolo. Il controllo come tutela loro e nostra.



Il paragone, che troppo spesso sento, tra la cultura occidentale e quella di matrice islamica non ha fondamento. Parlare di crociate e di massacri occidentali in nome del Dio cristiano equivale ad avere una conoscenza della storia molto approssimativa, in quanto i massacri, che sono reali e ci sono stati, nonostante cercassero giustificazioni nella cristianizzazione del mondo, nella realtà avevano sempre e comunque una ragione economica. L’occidente ha il capitalismo nella propria cultura, sin da quando il capitalismo non era ancora stato codificato. E se questo non giustifica in alcun modo i massacri compiuti dietro il paravento religioso, crea però una fondamentale distinzione tra la pericolosità della nostra cultura e la pericolosità della cultura islamica.
Le atrocità tuttora commesse in nome di Allah, infatti, hanno realmente una connotazione religiosa. Il musulmano che si fa saltare in aria lo fa convintamente, perché è la sua cultura a farne un eroe. L’occidentale, invece, non è in grado di sacrificare la propria vita in nome di alcun Dio perché non appartiene alla sua cultura. Ovviamente solo una minoranza di musulmani è capace di immolarsi in nome di Dio ma, essendo comunque un numero considerevole, possiamo vedere come il terrorismo islamico riesca ad attecchire e a fare proseliti con facilità. Con la cultura occidentale questo non sarebbe possibile. E questo rende la cultura islamica potenzialmente pericolosa.
È da sciocchi, quindi, tenere bassa la guardia nei confronti di questo problema, e ci espone a rischi enormi. È indispensabile, per la sopravvivenza stessa della nostra civiltà, che si adottino tutti i controlli sulla presenza della cultura islamica all’interno della nostra, e che i rapporti tra le nostre due culture siano sì aperti ma attentamente controllati. Le questioni di principio, giuste e sacrosante, basate sulla eguaglianza tra gli uomini devono però essere riviste e corrette in funzione dell’autoprotezione della nostra civiltà.
Sono convinto che il controllo serio e costante sia alla base di una pacifica convivenza tra le nostre culture. Senza sicurezza non è possibile creare integrazione e, data la potenziale pericolosità della cultura islamica, è necessario che gli islamici presenti sul territorio italiano ed europeo siano sottoposti a controlli rigidi e costanti, per la loro stessa tutela, oltre che per la nostra.

Luca Craia

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