mercoledì 13 luglio 2016

Il Sindaco di Fermo prova a ricucire la città: le parole di Paolo Calcinaro



Come ho fatto con la dichiarazione di Saturnino Di Ruscio sui fatti di Fermo, riporto testualmente quanto scritto stamattina dal Sindaco, Paolo Calcinaro che, in maniera molto lucida, analizza la situazione e prova, nella sua veste istituzionale ma anche come uomo e Fermano, a ricucire quello strappo violento che la città di Fermo a subito a causa del gravissimo fatto di cronaca che l’ha portata alla ribalta nazionale. Parole che apprezzo molto e che ci tengo a condividere coi lettori del blog.

Luca Craia

Sono stati giorni durissimi, per una Città che finalmente aveva trovato una convinzione, per me personalmente e per coloro che in questo episodio hanno avuto cambiata, o spezzata, la loro vita. Ho dovuto, e voluto, difendere Fermo sin dal primo giorno avanti ad un assalto che di difese non ne voleva, cercava solo ulteriori motivi di scontro per sacrificare la nostra realtà sull'altare della coscienza sporca dell'Italia intera di fronte al problema migranti: limitare un problema che le Istituzioni non riescono a risolvere alla mentalità del paesello provinciale e razzista magari guidato da un Sindaco complice. Per massacrare Fermo ancora di più e nascondere il problema nazionale sotto il tappeto.
Questo gioco, portato avanti da alcuni media, era troppo evidente per non essere evitato, non entrando dentro alle dispute, non usando le parole "come pietre", sentendosi veramente Istituzione, rispettando da subito il corso della Magistratura. Ma non ignorando un problema di insofferenza e razzismo strisciante e subdolo, che c'è, che è nazionale, che è alimentato dalla mancanza di risposte legislative nazionali ed europee e dai toni di certa politica, che ha ucciso Emmanuel, e stritolato oggi Amedeo Mancini.
Perchè è questo quello che ci rimane ora: il corpo in una bara di un uomo che era finito qui dopo tragedie ed orrori, una Città spaccata a cui chiedo di ricostruirsi dando meno giudizi e più gesti di comprensione verso "l'altra parte", Amedeo Mancini, bollato nazionalmente come il mostro assassino che non è, in un carcere a causa del suo essere e di quel subdolo clima della nostra nazione che hanno cercato di limitare alla nostra Città.
Rimangono le parole di un Vescovo che devono trovare un seguito, che con coraggio ci parlano di due vittime in quell'episodio, che ci invitano - a tutti quanti - a non inseguire i processi e le parole di divisione, ma a ritrovare un senso di riunione della nostra comunità, di perdono vero e di ricostruzione: "perchè sono le divisioni che uccidono". E ad impegnarci per un lavoro di conoscenza, reciproca, che forse è mancato, anche con colpa delle Istituzioni.
Non riusciremo a reagire come Città, dopo questa botta, con i rancori, con le divisioni...La Città è ferita e merita una difesa, Emmanuel è morto e va ricordato anche con un lavoro di maggiore conoscenza reciproca soprattutto tra giovani e studenti, Amedeo Mancini, scontata la sua pena che solo la giustizia potrà individuare, dovrà essere aiutato: queste tre cose non si possono dare battaglia tra loro. Apriamo gli occhi, tiriamo il fiato, chiudiamo la bocca per parole inutili e iniziamo a ricostruire. Io per primo...

Paolo Calcinaro, Sindaco di Fermo

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