domenica 21 febbraio 2016

Unicam e i carolingi nel Piceno. Ancora non si sa nulla.



Ne ho scritto a dicembre e ci torno sopra a distanza di un paio di mesi perché, a tutt’oggi, ancora non si riesce a sapere nulla sugli esiti degli studi condotti dall’equipe del professor Gilberto Pambianchi dell’Università di Camerino sulla presenza carolingia nel territorio piceno. Sono studi che potrebbero aprire nuovi spiragli su un argomento controverso e molto dibattuto, seguito fino a oggi da un nutrito gruppo di studiosi extra-accademici che se ne occupa da anni seguendo le orme, e spesso divergendone, di quel don Giovanni Carnevale che gettò le basi della teoria ormai decenni fa, ma del quale mai, fino al 2014, il mondo accademico si era mai interessato.
Il mondo che ruota intorno alla teoria di Carnevale salutò la cosiddetta “conferenza di Camerino” del 2014 con un misto di interesse e irritazione, quest’ultima dovuta al fatto che l’Unicam mai una volta ha citato né mai ha reso il giusto riconoscimento a don Carnevale senza il quale, va detto, di Carolingi nel Piceno non si sarebbe, probabilmente, mai parlato. Sono stati stanziati finanziamenti importanti per sostenere le ricerche di Pambianchi e del suo gruppo e sarebbe giusto e opportuno che, a oltre un anno dall’inizio di questa avventura scientifica, qualcosa venga divulgato. Per questo era parsa un’ottima notizia l’organizzazione di un convegno a Camerino per il 20 febbraio 2016, dal titolo “Il patrimonio culturale delle Marche centro-meridionali dal Tardo Antico all’Alto Medioevo”.
Ci si aspettava di poter conoscere i risultati conseguiti in un anno di ricerche e, invece, si è avuta soltanto la delusione di arrivare fino a Camerino per apprendere che il convegno era stato annullato “per un imprevisto dell’ultimo minuto”. Nessuna ulteriore informazione, nessuna notizia che potesse evitare che tanti appassionati si recassero a Camerino a vuoto. A questo punto qualche dubbio pare sia legittimo: a che punto siamo? Che si è trovato? Direi che, in quanto a correttezza e trasparenza, probabilmente i blasonati accademici dovrebbero prendere qualche ripetizione da quegli studiosi forse meno titolati ma certamente più rispettosi e sicuramente più limpidi che da anni seguono la teoria storica in questione senza spendere un centesimo di denaro pubblico e sempre con il massimo rispetto per chi desidera conoscere.

Luca Craia

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