lunedì 12 gennaio 2015

L’ape cattiva, la libertà di espressione e l’arroganza del potere



Faccio mea culpa stamattina, dopo un lungo esame di coscienza. Ho ragionato a lungo e ho sbagliato. Sono stato cattivo a pubblicare su Facebook la foto della macchina del padre (mi pare di aver capito, io non so che faccia abbia, figuriamoci se posso sapere che macchina ha) del vicesindaco. Lo so, ho postato centinaia di macchine parcheggiate a fallo canino, ma questa me la potevo proprio risparmiare.
Si, lo so, stava parcheggiata in mezzo alla strada, su un dosso, in un incrocio, arrecava pericolo ai passanti, ma suvvia: è una macchina importante. Se era di un povero cristo qualsiasi, allora va bene, ma questa… l’ha detto anche il vice sindaco: “come mai non fotografi le macchine in divieto di sosta appena 20 metri più avanti in prossimità dei semafori di porta romana che intralciano il traffico e quelli davanti ex macelleria di Pierina che spesso impediscono di salire verso via S.Ugo eppure li dovresti veder bene. Evide(ntemente) non sono di parenti di qualche assessore o consigliere di maggioranza. Se si vuol fare moralizzatore ed il perbenista bisogna farlo sempre e con tutti. Non solamente con chi ti sta antipatico. Solo per correttezza d informazione”. E c’ha ragione: o fotografo tutte, ma proprio tutte le macchine parcheggiate male oppure meglio che me ne sto a casa. Anche perché potrebbe accadermi quello che lo stesso minaccia: “stai a posto tuo e fai le foto alle tue proprietà e non dare fastidio prossimo che tanto ti si ritorce contro”.
Raccontiamo la storia: qualche giorno fa (come spesso accade, le foto che pubblico non le faccio tutte io) un lettore dell’Ape mi ha mandato alcune foto di via Risorgimento per far vedere quanto sia difficile circolare in quella via. Alcune le ho pubblicate subito, per una ho aspettato. Ho aspettato perché la macchina era parcheggiata davanti alla casa natale del vicesindaco e il dubbio che fosse di qualche parente m’è venuto e ho titubato (pensa un po’). Poi mi sono detto: parente o non parente, la macchina è parcheggiata male, in palese divieto di sosta, è pericolosa e io la foto la pubblico. E così ho fatto. Ho pubblicato la foto cancellando la targa e quindi rendendo il tutto anonimo, facendo in modo che si veda il peccato ma non il peccatore come ho fatto migliaia di volte, persino con la macchina dei Carabinieri.  Ma stavolta la macchina era di un parente del vicesindaco.
Il poveretto si è giustamente offeso: come mi permetto io di pubblicare una foto di una persona a lui vicina? Anziana e con problemi di salute? Inutile obiettare che se tutti gli anziani con problemi di salute lasciassero la macchina in mezzo alla strada sarebbe un bel pasticcio, ma bisogna vedere di chi sono parenti questi anziani. E chi ha osato commentare a favore della foto è stato giustamente  redarguito dal nostro amministratore, tirando in ballo amici e parenti. Persino il mio defunto padre è stato chiamato a testimoniare in suo favore.  In sostanza: devo smettere di fare foto perche se incidentalmente ritraggo possedimenti di nostri amministratori divento un pessimo elemento. E questo sono e me ne vergogno tanto.
Del resto, poi, la corte del suddetto amministratore non ha atteso per far partire il coro di sostegno. Addirittura il poeta di corte ha scritto un sonetto in endecasillabo giambico per testimoniare tutto il suo sdegno. I giullari e i buffoni sono andati con le danze, Grima Vermilinguo non ha lesinato consigli e anatemi sul reo (che sarei io). Insomma, s’è scatenato l’inferno (esagero: in realtà sono i soliti quattro o cinque lacchè, ma fanno tanto rumore).
Tutto questo mentre il mondo intero (e molta di questa gente) testimonia solidarietà verso la libertà di stampa così duramente attaccata in questi giorni. Per carità, non oso fare paragoni così arditi, ma anche la mia, di libertà di espressione, tanto che non mi pare di avere offeso qualcuno, conterà un pochetto o no? E comunque, la macchina era in divieto di sosta.

Luca Craia

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